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Sopra i colli che si affacciano sulla valle del fiume Mavone, detta anche valle Siciliana, si nasconde sulla sommità di un verde colle il comune di Castel Castagna. Interessante e silenzioso capoluogo, uno dei più piccoli del circondario, racchiude dentro le sue antiche e piccole mura alcuni scorci suggestivi ricreati dalle abitazioni nobiliari e popolari che lo compongono. Fondato presumibilmente nell'alto medioevo, si hanno le prime notizie del feudo nel Catalogus Baronun normanno, redatto intorno alla metà del XII secolo, quando apparteneva a Trasmondo e Berardo Da Castagna, feudatari dell'importante famiglia dei Da Pagliara, schieratisi nel XIII insieme ad i loro vassalli, tra i quali appunto i Da Castagna, con la causa dell'imperatore Federico II, che avrà fine dopo la battaglia di Tagliacozzo, dove perirà anche Mainardo da Castagna, con la vittoria dei francesi. Da qui si succederanno per il castello vari signori di estrazione francese, come l'uomo d'arme Riccardo de Beauvoir, padrone anche di Montorio al Vomano; i suoi possedimenti passeranno alla figlia che, morta senza eredi, lascerà tutto alla corona, poi ceduti nel 1292 al vescovo di Cosenza e cancelliere del Regno di Sicilia. Nel 1353, divenuta regina Giovanna d'Angiò, molti dei feudi della valle siciliana diventano appannaggio degli Orsini, viene escluso Castel Castagna che nel 1443 troviamo tra le proprietà dei potenti Acquaviva d'Atri, che se lo contenderanno con la città di Penne, a cui apparterrà solo per poco tempo, tra il 1486 e il 1489. Con il rinascimento nel regno di Napoli dominato dagli spagnoli aragonesi, nel 1526 la Valle Siciliana viene donata dall'imperatore e re di Napoli, Carlo V, quindi al marchese Hernando de Alarcón suo valente comandante, che, morto senza eredi maschi, passerà il marchesato al marito della figlia, Pedro De Mendoza, che continuerà la dinastia con il figlio, Ferdinando de Alarcon y Mendoza. Estinti i signori di origine spagnola, nella seconda metà del XVIII secolo ritorna in possesso degli Acquaviva, mentre nel 1683 il castello viene messo a ferro e fuoco da Santuccio da Froscia, noto brigante dell'epoca. Gli Acquaviva continueranno a possedere il marchesato della Valle Siciliana fino alla morte dell'ultimo discendente, nel 1760, quindi i beni verranno incamerati dal regno di Napoli, il quale li terrà fino all'arrivo dei francesi, che con la legge del 2 agosto 1806 aboliranno la feudalità; l’anno successivo Castel Castagna viene saccheggiata da un gruppo di insorti contro il regime napoleonico, raccoltisi sulle montagne di Farindola. Dopo l’unità d’Italia, con Regio Decreto 28 giugno 1863, Castel Castagna assume la sua denominazione attuale.
Il piccolo agglomerato, stretto intorno al castello, ha mantenuto gran parte del suo antico fascino a partire dalla piccola piazzetta, dove si fronteggiano in perfetto equilibrio la chiesa di San Pietro ed il palazzo comunale, affiancato da una deliziosa loggia; impossibile non notare l'imponente mole di palazzo Vinditti. Poco lontano dalla chiesa Palazzo Henrici - De Angelis, sebbene trascurato, riesce ancora a interessare il passante; ad esso collegato c'è una deliziosa abitazione cinquecentesca. Uscendo dal castello si può proseguire facendo un giro della cinta muraria, che permette di godere di alcuni scorci caratteristici e dei panorami sulla valle del Mavone, nonché una vista ravvicinata della splendida catena del Gran Sasso con le sue alte cime.

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