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Nasce a Spelonga nel 1846. Il Ciancotti fu l'ultimo bandito che imperversava nella zona di Arquata del Tronto, suo comune di residenza, e anche l'ultimo ad essere giustiziato nel carcere di Forte Malatesta ad Ascoli Piceno.
L'episodio più cruento della sua carriera criminale avvenne nella notte del 20 Settembre 1868, quando tese un'imboscata a cinque persone che commerciavano con il bestiame e che stavano tornando ad Ascoli provenienti da una fiera che si era svolta nella zona dell'Aquilano. Nei pressi della località di Pescara del Tronto, il Ciancotti sbucò dall'oscurità e uccise tre persone a colpi di pugnale ed altri due furono feriti e riuscrirono a fuggire.
Successivamente riconosciuto e catturato venne rinchiuso nelle carceri di Arquata da dove, rompendo le catene che lo legavano, scardinò la porta riuscì ad evadere. Nei giorni seguenti la Guardia Nazionale organizzò una considerevole caccia all'uomo dirigendosi verso Spelonga: all'inizio le ricerche furono infruttuose, ma alla fine fu stanato all'interno di un fienile e venne ferito. Trasportato in ospedale, dopo pochi giorni fu trasferito nel Forte Malatestiano. Si svolse quindi il processo con capi di imputazione pesanti come rapina, ferimento ed omicidio plurimo; la sentenza fu inflessibile: Giuseppe Ciancotti fu condannato a morte mediante decapitazione (fu questa l'ultima del genere eseguita in Italia).
La sentenza fu resa esecutiva il 14 Novembre 1869.

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