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Immerso in un paesaggio da favola, Leofara è uno dei centri più suggestivi del comprensorio della Valle Castellana. Sorge nei pressi del passo detto di "Annibale" che secondo la tradizione fu utilizzato dal condottiero cartaginese.
Anticamente conosciuta con il nome di Rocca Bufariorio, nel tempo il suo nome muta in Villa Bufara ed infine in Leofara, secondo la più fantasiosa ipotesi dello storico Niccola Palma il toponimo deriverebbe invece da "I'Fere", poiché sede in passato di diverse fiere di bestiame. Si pensa anche, che la presenza di "Fara" nel nome sia un rimando all'origine longobarda del castello.
Scarsi sono i documenti per identificarne l'origine a causa della distruzione degli archivi, da quel poco che si sa è probabilmente citata nel 1187 con il nome di Auferanium nel Catalogo dei Baroni Normanni, dove risulta essere un feudo sotto il controllo diretto del Conte Roberto de Aprutio. Probabilmente in precedenza faceva parte dei territori amministrati dalla corte farfense della Valle Veneria, dominata dall'eremo di Sant'Angelo in Volturino, da sempre territorio storico del comitato ascolano. Sempre a causa delle scarse notizie, si può solo dire che dagli imperatori svevi, quasi certamente passerà sotto il controllo Angioino durante la conquista del Regno di Napoli durante la seconda metà del XIII secolo.
Nel 1408 sotto il dominio di Ladislao di Durazzo rientra nei territori ascolani, concessa dal re alla città che era divenuta nuovo feudo del Regno di Sicilia ma con la fine della signoria ascolana dei Da Carrara nel 1426, nominati nel frattempo conti di Ascoli, si trovano le richieste ascolane per avere dalla regina Giovanna il possesso di Rocca Bufarorio e di altre terre.
Nel 1517 abbiamo notizie di Alessandro Marcelli, allievo del maestro Cola dell'Amatrice, probabilmente originario del borgo. Nel XVII secolo rientra nei possessi degli Acquaviva. Stanco delle continue gesta dei briganti nelle montagne, le cui scorribande esplosero come fenomeno nei Monti della Laga nel XVI secolo, il governatore d'Abruzzo nel 1649 fa assaltare dalle truppe diversi villaggi tra i quali Leofara, la dura reazione avrà come conseguenza lo spopolamento del territorio per diverso tempo. Nella vicina Rocca Santa Maria invece le repressioni saranno condotte nel 1670 per mano dello Zunica. Il Governatore di Valle Castellana ebbe in quell'occasione l'obbligo di presidiare i distrutti villaggi di Rocca Santa Maria con le sue milizie, affinchè gli abitanti non vi potessero ricostruire le case, testimonianza dei duri provvedimenti presi contro i briganti.
Nel XVIII secolo, diventa sede del governatore del sindacato di Valle Castellana con sede nell'ex palazzo feudale nello scomparso castello, nel suo territorio sono comprese le ville di Corvino e Pizzo.
Alla morte dell'ultimo discendente della famiglia dei Duchi d'Atri nel 1760, il feudo montano passò direttamente insieme alle altre proprietà, sotto l'amministrazione diretta della corona napoletana come Stato Allodiale di Valle Castellana. Con l'arrivo dei francesi nel 1806, che più tardi transiteranno anche per il paese, viene abolità la feudalità e decadono i precedenti diritti dei vari nobili, di conseguenza Leofara e il sindacato di Valle Castellana vengono aggiunti al nuovo governo di Civitella del Tronto. Nel 1808 sale al trono del regno Gioacchino Murat, il cognato di Napoleone. Il nuovo regnante si prodigò nell'effettuare delle riforme, per cui nel 1811 viene istituito il comune di Valle Castellana, aggregando la vicina università di Macchia del Conte. Anche dopo la cacciata di Murat e la successiva restaurazione borbonica del 1815, la situazione rimarrà invariata. Nel 1852 il Papato ed il Regno definiscono un accordo atto a ritracciare i confini tra i due stati e il municipio farà numerose acquisizioni: le frazioni di Villafranca, Vignatico, Valloni e Collegrato dal comune di Ascoli e in più tutti gli ampi territori montuosi di Pietralta e Morrice dal vicino comune di Montecalvo del Castellano. In cambio cederà allo stato pontificio solamente le piccole frazioni di Forcella e Vosci, site a sud del Castellano. Il brigantaggio riesploderà furioso durante l'Unità d'Italia quando insieme ai vicini comuni montani del Regno di Napoli e dei vicini Stati Pontifici, si diede vita ad una resistenza armata ad oltranza contro l'esercito piemontese. All'inizio del 1861 la rivolta delle montagne subisce un forte arresto con l'arrivo del generale piemontese Pinelli che passa anche da Leofara con durissime operazioni di rastrellamento che terrorizzeranno la popolazione, numerosi saranno anche gli incendi alle abitazioni. La ribellione filoborbonica continuò alcuni anni dopo la raggiunta Unità d'Italia rendendo impossibili le elezioni ma nel 1870 tornata la pace tra le turbolente montagne Leofara perde lo status di capoluogo e la sede municipale viene spostata più a valle, nella più comoda frazione di Fornisco, perdendo così d'importanza.
Nel Novecento subirà le ondate di emigrazione che per tutto il secolo porterà a spopolare l'incasato oggi ancora vivo rispetto a molti dei borghi circostanti ormai quasi del tutto abbandonati.
Importante ricordare che anche Leofara fu teatro della resistenza ai tedeschi durante la seconda guerra mondiale.
Appena arrivati si è accolti da una grande piazza dove al centro si trova la chiesa di Santa Maria Assunta e poco dietro si alza il piccolo cocuzzolo dove sorgeva la rocca; proseguendo invece per l'ampia strada si raggiunge un primo gruppo di abitazioni, alcune piuttosto ben tenute mentre altre sono vistosamente ristrutturate. Uscendo dal primo nucleo si torna sulla strada principale attraversando il moderno ponte oppure prima di imboccarlo ci si può addentrare per la strada vecchia che seguendo il profilo del terreno, si incunea verso il torrente dove si trova il lavatoio pubblico. Entrambe le strade portano al secondo rione, un pò meno rimaneggiato.
Non mancherete di osservare che a Leofara sono ancora presenti i balconi caratteristici dell'area montana detti Gafi, la cui tradizione costruttiva si fa risalire ai Longobardi. Oggi è famosa per la sagra della castagna che da anni raccoglie una grande folla ed è un ottimo spunto per una visita in questo borgo incantato che d'autunno offre molti dei suoi lati migliori.

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