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Appollaiata sulla punta di un ripido e brullo crinale roccioso che sovrasta Crognaleto, è una delle mete più scenografiche e note del municipio montano. La tradizione vuole che la chiesa fosse stata edificata da Bernardo Paolini di Amatrice, come ex-voto quando passando di qui agli inizi del XVII secolo in una notte tempestosa, scivolò in un burrone sopravvivendo rompendosi soltanto la tibia e, colpito dall'accaduto, decise di finanziare il nuovo luogo sacro. La realtà accademica però ha scoperto tutt'altra storia: il Paolini in verità era il parroco di Crognaleto che, mosso dalla grande devozione che avevano i locali ed i viandanti per una piccola icona innalzata sulla strada per il Piano di Roseto, decise di costruire la chiesa. In effetti un evento miracoloso c'era stato anni prima, si legge che durante il trasferimento della statua della Madonna delle Grazie da l'Aquila verso Teramo, il capitano Angelo Montano che la stava trasportando precipita con tutta la statua da un dirupo, uscendone insieme all'effige illeso. La tibia invece non è l'osso che si ruppe il viandante amatriciano bensì un toponimo con il quale era chiamata la zona già citato a partire dal XII secolo.
La costruzione finisce nel 1617, insieme alla chiesa si erige anche un romitorio ed una taverna per ospitare i viandanti, mentre due anni più tardi viene concessa dal Vescovo di Teramo l'indulgenza plenaria che si poteva ricevere nelle giornate del 9 Agosto e dell'8 Settembre. Nel 2006 anche la Penitenzieria Apostolica ha riconosciuto l'indulgenza, ogni anno si organizza una solenne e scenografica fiaccolata notturna del 17 agosto che dal paese raggiunge la chiesa, alla quale partecipano molti pellegrini. Altra nota di interesse è la tradizione che vuole la chiesa far parte delle sette chiese sorelle, antica usanza che parla di un circuito di chiese a vista tra di loro meta di pellegrinaggi da parte delle popolazioni per chiedere protezioni dagli eventi atmosferici o come voto.
L'edificio è realizzato in blocchi di arenaria locale ben squadrati e ha le sue fondamenta direttamente sul crinale roccioso, davanti passa ancora l'antico sentiero. Per l'ingresso si attraversa un portale con architrave lavorato, affiancato da due caratteristiche finestre basse e larghe che permettevano di vedere l'altare all'interno solo se inginocchiati; sopra l'accesso vi è una piccola apertura rotonda detta oculo sormontata da una pietra bianca dove è scolpita la scritta che ricorda la fondazione e l'anno dell'edificio. Il piccolo campanile a vela spunta sopra la facciata e alloggia due campane, l'interno a pianta rettangolare è spoglio e non intonacato, attrae subito l'attenzione il grande altare centrale che ospita la venerata statua della Madonna della Tibia. Altare piuttosto prezioso di gusto barocco che risale alla fine del XVII secolo ed è realizzato in legno scolpito, in seguito dorato e dipinto, ha ai suoi lati due colonne tortili decorate con motivi floreali che affiancano la nicchia con l'effige mariana. Nella parte superiore tra evoluzioni vegetali e le teste dei putti vi è una immagine sempre della Madonna con Bambino; la zona presbiteriale è rialzata rispetto al resto della chiesa che presenta ancora una tradizionale pavimentazione in pietra, caratteristico è anche l'antico tetto a capriate che copre la struttura.
Come già detto affiancata vi era la casa che offriva ospitalità a chi ne avesse bisogno, fino a non troppo tempo fa era stata anche abitata da locali nonostante l'impervia posizione, oggi è abbandonata e quindi offre come allora un tetto a chi passando ne avesse bisogno. Ultimo tocco speciale è dato dall'illuminazione notturna che fa risaltare il luogo sacro nel buio delle montagne.

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