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Misteriosa è l'origine di quest'opera, costruita sul limitare nord dell'incasato di San Benedetto Alta. Secondo i vari studiosi che si sono cimentati nella sua ricostruzione storica, essa non faceva parte delle mura medievali del castello che terminavano lungo Via Voltattorni, ricongiungendosi alla rocca dominata dalla Torre dei Gualtieri. Le strutture che vediamo oggi sono riconducibili a delle espansioni eseguite nel 1727 da tale Domenico Talamonti, che ebbe il permesso di costruire in questo sito, sopra le mura dette "dei Saracini", costituite da conglomerati di cocci e pietre molto simili al calcestruzzo romano. Questo nome negli anni aveva portato molti a pensare che fossero costruzioni appunto saracene, ma da uno studio più attento si è pensato che potessero essere parte del primo incastellamento delle genti della scompara città di Alba. Alcuni studi sostengono che il popolo di Alba, scampato alle invasioni, si sia ritirato sull'altura dell'attuale castello edificando una città fortificata. Successivamente le vicende storiche portarono allo spopolamento del sito e quindi nel 1145, quando viene costruito l'attuale castello da Azzo e Berardo di Gualtiero, la dimensione dell'incasato era solo una piccola parte di quella antica. Poiché costruita utilizzando i resti delle mura del vecchio incastellamento, sarebbe giusto il termine "Antica" con il quale è chiamata la porta. Nonostante oggi non sia, a torto, valorizzato come monumento, è comunque interessante nelle sue fattezze: il piccolo loggiato che dà verso il centro abitato è sormontato da una nicchia che conteneva un affresco ormai sbiadito. Si accede all'ambiente della porta attraversando una serie di arcate che si restringono fino alla piccola uscita che si affaccia su una balconata panoramica, dove un tempo la strada si allontanava per le campagne a nord del paese.

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