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Costruita sopra uno sperone roccioso a oltre 1200 m di altitudine che dalla sua formidabile posizione guarda sopra le vallate della montagna teramana ed il paese di San Giorgio. Oggi i pochi ruderi ammassati sopra le rocce non rendono giustizia a questa fortificazione che per alcuni secoli è stata il centro identificativo di un'intera comunità che portava il suo nome, oggi sparsa tra i moderni comuni di Cortino e Crognaleto. Il toponimo è da riferirsi al casato di chi forse la fece edificare, tale Rosetto o Rossetto mutato in seguito in Roseto, il luogo venne scelto in base al fatto che al tempo era vicino ad importanti vie di comunicazione come la strada che da Montorio svalicava i monti fino a L'Aquila. Poco nota perciò è la sua precisa fondazione ma alcuni scavi archeologici effettuati hanno attribuito al XI secolo il primo insediamento, forse durante l'epoca normanna, caratterizzata da una notevole spinta costruttiva di nuovi fortilizi atti a controllare il territorio. Nel regno tra il XII ed il XIII secolo si assiste al passaggio di potere tra i regnanti normanni e gli imperatori svevi, in questa fase la dinastia che controllava Roseto si ritrova tra le schiere dei sostenitori imperiali. Ma con l'arrivo di Carlo d'Angiò i signori inizieranno ad avere seri problemi in quanto filosvevi, si narra del dinasta Giacomo di Roseto che riesce a sfuggire alla vendetta angioina scappando dal Regno; nel 1269 il Re Carlo ordina di riparare il mulino confiscato al nobile in fuga. Intanto sotto gli angioini il fortilizio era stato ristrutturato e ammodernato, e infine, rimasto senza padroni, il feudo venne dato in affitto a Lorenzo di Roberto di Montorio. Poche sono le notizie sulla dinastia, sappiamo però che nel 1301 una Tommasa di Roseto aveva preso i voti nel monastero di San Giovanni in Scorzone anche se non si è certi della parentela. Intanto i traffici tra il teramano e l'aquilano aumentavano e la rocca divenne punto di controllo fondamentale dei traffici, per questo motivo nel 1305 è contesa tra Amatrice e Montorio al Vomano e nel 1328 viene comprata dalla città di Teramo. In periodo aragonese, nel 1447 ritroviamo Roseto a pagare una tassa insieme ad altre identità limitrofe di una certa importanza per l'epoca, invece nel 1481 la Montagna di Roseto con tutte le sue pertinenze diventa possedimento degli Acquaviva d'Atri. Sotto i duchi la rocca divenne la sede del governatore fino a che non venne trasferita a Cervaro. Nel XVI secolo la situazione nella montagna andava degenerando, focolai di rivolta, soprattutto in chiave antispagnola, andavano esplodendo nei villaggi, la rocca venne ben presto contesa tra i banditi e le forze dell'ordine, nel XVII secolo si diceva che fosse stata anche distrutta ma la voce parrebbe infondata. Presto i banditi saranno cacciati dalle violente repressioni spagnole, perché viene scelta come presidio centrale dell'antibrigantaggio, infatti nel 1669 venne dato ordine alle milizie della rocca di sorvegliare i villaggi della montagna di Rocca Santa Maria, appena rasi al suolo dal comandante spagnolo Zunica, rei di aver dato rifugio ai briganti.
Viene ritratta nel 1684 da Carlo Antonio Biancone per conto del Vicerè spagnolo, quando ancora era occupata dai banditi come molti centri della montagna: le tavole riportano la pianta e un'immagine della rocca dandocene una giusta idea di come appariva all'epoca, dominata da un grande torrione pentagonale che si innalzava verso la piana sottostante e controllava la strada di accesso. La torre sporgeva leggermente all'angolo del corpo centrale di pianta vagamente rettangolare con un cortile interno, vi si accedeva dalla parte opposta al torrione, là dove il passaggio si faceva più stretto e il dislivello più importante.
La rocca continuerà ad essere ben tenuta fino a tutto il XVIII secolo, nel 1760 muore l'ultimo discendente degli Acquaviva d'Atri e la Montagna di Roseto passa nel 1775 tra le proprietà del regno. Ma il brigantaggio non molla e numerose sono le operazioni dei malviventi a cavallo tra settecento e ottocento, periodi di grande instabilità in cui purtroppo la rocca cadrà nel dimenticatoio, ma il nome di Roseto si era da tempo trasferito alla comunità che manteneva viva la sua memoria mentre andava riducendosi a rudere. Con l'epoca napoleonica finirà anche il comprensorio della montagna di Roseto che venne frazionato nei comuni di Cortino e Crognaleto, ricadendo in quest'ultimo.
La memoria della rocca si andrà perdendo soprattutto dopo l'Unità d'Italia ma oggi è stata finalmente rivalorizzata, raggiungibile seguendo un comodo e largo sentiero dal Piano di Roseto, sede di una famosa fiera.
Lo stupendo scenario dei monti della Laga che si gode a ridosso della mole del Gran Sasso affascinerà tutti i visitatori che si avventureranno fin qui.

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