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Spunta dalla boscosa cima di un basso colle incastonato tra due torrenti, circondato da ben più alte colline a meridione del centro abitato di Lapedona, tanto da renderlo un posto nascosto e misterioso. Qui si trovava il perduto castello di Saltareccio sorto precedentemente alla fondazione del capoluogo, il nome deriva dal termine latino "Saltus" che indica un territorio ricco di boschi. Dalle cancellerie fermane si sa che era proprietà di Valente, barone di Saltariccia.
Il castello sarà ceduto con le sue pertinenze al vescovo di Fermo a partire dal 1028, in questa data Transerico di Valente cede al vescovo fermano un terzo del castello, nel 1055 il figlio Transerico di Transerico cede invece un altro terzo con le pertinenze della chiesa di Santa Maria. La moglie di quest'ultimo poco più tardi cederà anche l'ultima parte al vescovo, da qui le notizie si fanno confuse e forse, persa ogni funzione strategica tra XIII e XIV secolo, il piccolo castello sarà smantellato e trasformato in contrada rurale mentre la popolazione confluisce nel nuovo centro di Lapedona. Nel 1570 viene edificato il monastero dei Padri Minori Riformati che si rifugiano nella pace del luogo in preghiera e meditazione ma con la soppressione dell'ordine nel 1624 prima e nel 1669 definitivamente, il convento fu abbandonato e nel 1644 comprato dai Padri Minori Conventuali di Fermo. Nel 1799 ospita anche religiosi scappati da Fermo durante le sollevazioni anticlericali fomentate dall'arrivo dell'esercito rivoluzionario francese, tra questi c'è Antonio Brandimarte che parlerà del convento nella sua opera "Plinio Seniore Illustrato nella descrizione del Piceno".
All'inizio del XIX secolo il convento con le sue pertinenze fu venduto a privati che ne hanno in parte snaturato la bellezza delle selve, mettendole a coltura come sono tuttora.
Oggi il sito è rimasto come allora isolato e si raggiunge da una pittoresca strada bianca che taglia i campi fino al boscoso poggetto dove ancora sorge la chiesetta e ciò che rimane delle strutture conventuali. Avvicinandosi si può ancora notare la vocazione castellana del sito circondato da rupi che si raggiunge da una ripida rampa che sale fino al sagrato della chiesa, dietro il lungo e severo edificio monastico riadattato in seguito ad azienda agricola. L'ampio spiazzo dove sorgono le strutture sopravvissute era un tempo occupato dagli edifici castellani e si può immaginare il circuito delle mura seguendo i margini delle rupi, una via erbosa corre lungo tutto il margine meridionale del castello percorrendolo in tutta la sua lunghezza. Si ricorda anche la presenza di una fonte ricca di acque posta sotto il paese, più in basso era visibile un tempo la quercia monumentale detta "Cerqò de Saltareccio" abbattuta di recente da un fulmine; da un piccolo squarcio di panorama è possibile vedere anche il mare.
Luogo magnifico che merita certamente una visita se si cerca pace e tranquillità.

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