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Piccolo gioiello di travertino e arenaria posto ai margini del borghetto al quale dà il nome, fa bella mostra di sè con il suo snello campanile che da secoli chiama a raccolta la popolazione, oggi ormai ridotta a poche persone.
Le prime fonti storiche sulla chiesa risalgono al 1039 quando viene ceduta, insieme ad altri territori e chiese, dai nobili longobardi proprietari di quelle terre all'abbazia imperiale di Farfa. Rimarrà sotto il dominio dei monaci farfensi fino al XVIII secolo quando, per ordine papale, passò alla cattedra del vescovo di Ascoli.
Nel XVI secolo viene probabilmente restaurata, come recita una pietra murata, ed è arrivata quasi intatta fino ad oggi, soprattutto grazie alle ultime operazioni che le hanno donato nuovo splendore.
La struttura a capanna è quella tipica degli edifici romanici della zona. Due sono gli ingressi: il primo aperto su un fianco è in arenaria, mentre il secondo sul davanti è una piccola apertura con arco, rialzata rispetto al suolo. Sul lato che dà sulla piazzetta trova anche spazio una piccola nicchia, forse un tempo affrescata, che ospita una statua del Sacro Cuore di Gesù.
L'abside con copertura a schiazzi di pietra, con due strette finestre ad arco oggi murate, completa il corredo architettonico dell'opera. L'interno del piccolo edificio contiene una nicchia affrescata con le figure del santo titolare e di San Paolo; sulle mura altri affreschi del XVI secolo di scuola locale, raffigurano la Madonna con bambino e altri santi.
Per sorreggere l'altare nell'ottocento venne collocato un miliario romano dalle fattezze di una colonna, alta meno di un metro, ritrovata nei pressi della salaria.

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