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Un tempo una delle principali chiese di Atri, oggi invece è utilizzata come spazio aperto al pubblico.
Si affaccia all'inizio del corso atriano dedicato ad Elio Adriano, che poco più avanti confluisce su di un angolo della Piazza Duomo, la principale della cittadina della provincia teramana. La chiesa viene eretta insieme ad un convento agostiniano all'inizio del XIV secolo, già nel 1318 si legge di una denuncia per la presenza di frati corrotti. Viene totalmente ricostruita nel 1363 insieme al convento, oggi scomparso e sostituito dall'attiguo Palazzo Illuminati, la chiesa viene quindi reintitolata ai santi Giacomo e Caterina d'Alessandria e vengono nominati i nuovi rettori. Tre anni più tardi, quando il successore episcopale chiede ai priori di consegnargli i rendiconti dell'istituzione, si viene a conoscenza della Confraternita di San Giacomo e dell'ospedale che aveva in gestione, fondati dal Vescovo Marco. Viene restaurata nel XV secolo e nel 1420 è dotata dello splendido portale, commissionato forse da Pier Bonifacio Acquaviva o forse dal Vescovo Nanni-Gozzardini, all'artista Matteo da Napoli. Nel 1505 viene costruito il campanile dai membri della bottega di Antonio da Lodi, che aveva appena eretto la torre del Duomo. Nel XVII secolo viene invece, pesantemente rimaneggiata, vengono demolite le navate laterali, rimangono tracce visibili di quella sinistra, sulla strada aperta al suo posto che ancora oggi affianca la chiesa, viene anche riallestito l'interno con nuovi altari e arredi. All'inizio del XIX secolo, si assiste alla soppressione napoleonica dei conventi che causa anche la chiusura dell'istituto nel 1809, la chiesa viene comunque tenuta viva dalla confraternita dei "Cinturati" sorta poco dopo e che, qualche anno più tardi, reintitolerà la chiesa a Sant'Agostino, mentre nel 1882 verrà demolito il convento. Si celebreranno qui le funzioni durante i lavori di ristrutturazione del Duomo, iniziati nel 1954 e finiti dieci anni più tardi, sarà ancora officiata fino all'inizio degli anni '70 quando viene sconsacrata perché non in ottimo stato. Dieci anni dopo si provvede a restaurare il portone ligneo, mentre nel 1994 è la volta della riscoperta dell'affresco di Andrea de Litio, che viene pulito e recuperato. Un grande restauro termina nel 2001, trasformando la chiesa in Auditorium sebbene molto di rado vi si svolgono cerimonie religiose, tre anni più tardi viene anche risanato il portale.
Davanti alla piccola piazzetta lievemente rialzata che si inserisce sul corso di Atri, si innalza la facciata rettangolare in mattoni con inserti in pietra negli angoli, tradizionalmente qui avviene l'accensione dei "Faugni" durante la sentita festività atriana. Il portale gotico con influssi veneziani, è l'opera d'arte che campeggia al centro della struttura. L'arcata esterna ha la foggia di un arco inflesso che termina a punta, decorato con foglie d'acanto scolpite, nella parte alta conclude l'opera la statua di Dio Benedicente, sorretta da una mensola a sua volta appoggiata tra due piccole teste. Gli altri due archi invece, hanno una tipica forma a tutto sesto, nello spazio ricavato tra questi e quello inflesso superiore, vi è la statua di Sant'Agostino seduto in trono, con due pietre triangolari ricamate con motivi vegetali. Le altre arcate sono un trionfo di figure e decorazioni, purtroppo di incerta lettura dato che sono scomparse le scritte che corredavano il portale. La ghiera centrale con ai margini i simboli di due evangelisti, mostra delle figure forse di monaci agostiniani o di altrettanti eretici, l'altra facciata della pietra invece è ornata da motivi geometrici. In quella più interna sono forse riconoscibili i dodici apostoli o santi con al centro la passione di Cristo e due leoni all'esterno, nell'altra faccia sono raffigurate forme vegetali, dove appaiono anche dei volti. Il lunotto superiore, oggi vuoto, doveva essere quasi certamente affrescato, privo di decorazioni è anche l'architrave, invece ad i suoi lati le due statuette dell'angelo a sinistra e della Madonna, raffigurano l'Annunciazione. Sulle due semicolonne laterali vi sono le statue di Santa Caterina d'Alessandria, con la ruota dentata, e di un altro santo in abiti monastici, probabilmente San Nicola da Tolentino. Al di sotto due semicolonne esagonali animano l'esterno della parte bassa del portale, interrotte ad un certo punto da un dado decorato, nei capitelli in alto corre una fascia di volti maschili e femminili, sulla destra vi è anche una testa di leone. Su un capitello della base destra vi è scolpita una lumaca, si vuole rappresentante l'artista poiché a causa della lentezza dei lavori, gli atriani lo avrebbero così soprannominato. Poco sopra il portale si nota una grande finestra murata, forse aperta nel XVIII secolo e successivamente eliminata, più in alto corre un bel cornicione composto da formelle in cotto a forma di conchiglia. Solo sul lato sinistro, ancora visibili i resti murati della navata demolita, divisa da quella principale da una serie di arcate di gusto gotico sorrette da pilasti, vi è anche l'ingresso laterale, sempre realizzato durante i lavori seicenteschi. Il portale, in seguito murato, era sormontato da una finestra tonda ora anch'essa tamponata, più in alto vi sono le finestre ad arco tutt'ora in uso, ancora sopra si notano delle mensoline, forse parte di un cornicione scomparso. Ben poco si scorge dell'abside, staccato dalla navata attraverso un grande pilastro che sporge all'esterno, forse una parte della navata demolita, è in parte compresa nelle case confinanti, dalla strada si nota solo una finestra ad arco chiusa, con i resti di alcune formelle decorative. Sotto il tetto si può notare una gradevole cornice di archetti gotici realizzati in cotto. Altrettanto poco visibile è il campanile, compreso nella parte destra della chiesa ed oggi inglobato dagli edifici, realizzato secondo lo stile del duomo e della bottega di Antonio da Lodi, ma più piccolo, il tamburo è decorato con i tipici piatti di maiolica. Tradizionalmente il campanile scandiva la fine del carnevale di Atri, conteneva quattro campane ed a oggi ne rimane solo una. Oltrepassato l'ingresso, affiancato da due acquasantiere rinascimentali decorate, ci si ritrova sotto la cantoria dove un tempo era presente l'organo, sulla sinistra vi è la preziosa Madonna delle Grazie di Andrea de Litio, attribuita alla seconda metà del XV secolo. La figura si compone con la Madonna con bambino fra San Giacomo e San Giovanni Evangelista, ai loro piedi dei personaggi in preghiera, probabilmente i committenti dell'opera che potrebbero essere Giosia d'Acquaviva e sua moglie, mentre quelli sul lato opposto sarebbero i suoi figli, tra questi il futuro duca Giulio Antonio. Nella navata sono ancora presenti i quattro altari costruiti nel XVII secolo, nelle nicchie erano custodite le statue dei santi titolari, in parte trafugate, quelle sopravvissute sono state restaurate e collocate nel museo del Duomo. Alcune delle vetrate, che illuminano l'interno sono state realizzate dalla ditta atriana "Camper" tra il 1969 ed il 1970, raffiguranti temi a sfondo religioso. Una balaustra marmorea settecentesca, divide il presbiterio dal resto dell'aula, l'altare centrale in marmo è del primo novecento. Rimane un piccolo tratto della navata destra, collegato al corpo centrale da tre arcate, nel XVII secolo vi venne qui allestita la cappella di San Massimo che nell'ottocento diventa l'altare della confraternita dei Cinturati, nel 1853 collocano qui le reliquie del santo, donate da Papa Pio IX. L'opera è circondata da una cancellata in ferro, sulle pareti sono visibili tracce degli affreschi precedenti. Tra le statue una volta presenti, si ricordano quella di Santa Lucia custodita oggi nella chiesa Santa Reaparata, quella della Madonna del Carmine trasferita a San Francesco, mentre quella di Sant'Agostino è ora nel museo etnografico.

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