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Esempio di architettura ascolana del XVIII sec., Santa Maria del Buon Consiglio è l'ultima opera che progettò Lazzaro Giosafatti.
Aperta al culto nel 1787, dopo circa sette anni dalla scomparsa dell'artista, dall'allora vescovo Leonardi, presenta una facciata della chiesa che si apre su Corso Mazzini, nelle vicinanze di un altro luogo sacro di origine trecentesca, San Andrea. Tutte e due inglobate in un convento, in tempi odierni l'intero plesso è trasformato in struttura scolastica.
La chiesa occupata dalle monache dell'ordine Agostiniano, così come il monastero annesso, è una costruzione elegante.
La facciata che venne realizzata in blocchi di travertino ben squadrati e levigati, mentre sui lati presenta invece una muratura più austera di conci a carattere irregolare.
L'interno, a navata unica, presenta molte ricche decorazioni nei capitelli dorati, mentre le tribune, con delle persiane in legno lavorato dette "gelosie", venivano usate dalle monache per seguire le funzioni che venivano officiate nella chiesa senza essere viste dai fedeli.
L'altare maggiore delinea un interessante unione di sculture architettoniche di derivazione tardo barocche.
L'opera venne completata dall'allievo del Giosafatti, Agostino Cappelli, con abbellimenti come angeli e putti.
Testi ispirati da B. Orsini e V. Poli, delegazione FAI di Ascoli Piceno.

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