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Insediamento fortificato ormai scomparso che faceva da guardia alla valle del Tronto e quindi alla Salaria dai crinali montuosi che sporgono sopra l'importante e antica via di comunicazione.
Il feudo di Gottara si estendeva dalle sponde settentrionali del fiume nei pressi di Arli all'entroterra fino a lambire i confini dei territori di Colleiano e di Osoli. Menzionato negli archivi già dal 1039 come bene passato ai farfensi con la donazione di Trasmondo di Hilperino e della consorte Biliarda, forse nobili di origine germanica, qui oltre al castello è riportata anche la chiesa di Santa Maria. Nel secolo successivo ricade come quasi tutto l'acquasantano sotto il potere del vescovo-conte di Ascoli, in seguito passa sotto lo stato comunale ascolano diventando sede di un piccolo sindacato che comprendeva anche le ville di Arli, di Campeglia e di San Pietro tanto che quest'ultima fino al XV secolo era chiamata villa delle Gottare, poi il nome mutò in quello attuale. Sotto Ascoli la fortificazione viene mano a mano smantellata; rimane sindacato autonomo ma sottoposto al podestà di Acquasanta e di Luco fino alla metà del XVI secolo quando sarà aggregato a quest'ultimo. Il piccolo feudo ormai era diventato piuttosto angusto e insicuro per la popolazione che a partire dal XIV secolo comincerà, favorita dalle politiche ascolane, a spostarsi lungo la vallata del Tronto, sappiamo per esempio della famiglia Scodalupo, originaria di questi luoghi, che si trasferirà a Castel di Lama costruendo l'omonima fonte.
Nel XVI secolo viene funestato dal brigantaggio, fenomeno caratteristico per secoli dell'acquasantano, tra le cronache si narra che nel 1591 i banditi che si erano rifugiati nei paraggi del castello ferirono il capitano Agamennone Ciucci.
Progressivamente la popolazione preferì spostarsi nei centri sottostanti e il sito venne definitivamente abbandonato, nel tempo sparirono anche i resti e la memoria, unico indizio il colle, detto del Castello, che ancora ne ricorda il fortilizio scomparso.
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