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Sfruttando le difese fornite dalle ripide sponde dell'Aso, le difese comunanzesi si erano da sempre concentrate nella parte non lambita dalle acque, corrispondente alle pendici del Colle Chiaro: qui si trovava la parte più possente della cinta muraria, meglio attrezzata per respingere gli avversari. Edificata probabilmente a partire dalla fondazione del paese, utilizzando i poveri materiali locali a partire dal XIV secolo, negli statuti del 1547 si legge che necessita di urgenti restauri. Col Seicento il complesso difensivo cadde in disuso, sebbene ancora forniva protezione dai numerosi banditi che imperversavano nel territorio; nel XVII secolo invece era in condizioni precarie quando lo storico ascolano Colucci ce ne lascia una descrizione sul suo "Delle Antichità Picene", descrivendo anche la sostituzione dell'antico ponte levatoio con uno fisso. La storia racconta che nel fronte meridionale si trovavano cinque baluardi, che a partire dalla scomparsa "Porta Ascolana", difesa da un torrione rotondo che chiudeva l'angolo ovest della cinta muraria, raggiungevano l'angolo opposto, dove si trovava la porta detta "della Torre", difesa appunto da un possente torrione quadrato. Da qui le mura coincidevano con le rupi lambite dall'ansa dell'Aso, limitandosi a sfruttare le difese naturali; proseguendo verso l'angolo nord del tracciato si incontrava la Porta dei Mulini, unica sopravvissuta, che permetteva di raggiungere i mulini e la gualchiera costruite lungo il fiume. Il settore Est invece possiede ancora tracce più evidenti delle sue fortificazioni, che dalla chiesa fortificata di San Francesco proseguivano lungo l'Aso fino alla Porta Ascolana; a metà delle mura si apriva l'unica porta che col suo ponte levatoio, che permetteva di oltrepassare le ripide sponde del fiume, definita quindi "Porta del Ponte", anch'essa scomparsa sebbene l'attuale ponte e il passaggio coperto moderno ne abbiano preso il posto.

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