Il cippo funerario, esposto sotto il loggiato del palazzo comunale, è di epoca romana imperiale. La sua provenienza è sconosciuta.
Ha forma cilindrica ed è realizzato in pietra d’Istria e presenta un'iscrizione lacunosa e sculture in rilievo, tra cui spicca quella di due geni funerari con la fiaccola rovesciata, allegoria della morte, con al centro un putto alato e due figure acefale con tuniche.
La presenza di insediamenti romani nel territorio lapedonese è testimoniata, oltre che dall’urna di Tito Accaio Filadelfo e dagli elementi architettonici rinvenuti in località Madonna Bruna, anche da altri resti di edifici (ville rustiche, sepolcri, strutture idriche) sparsi un po’ ovunque: elementi decorativi e strutturali riutilizzati nella chiesa di San Quirico; serbatoi in contrada Coste da Sole dell’Aso; pavimenti e materiale anforario nelle vicinanze della chiesa di Sant’Anna all’Aso.
Altre tracce sono rimaste nella toponomastica antica e moderna: nomi che si riferiscono ai proprietari dei fondi (Piemarano, Pregnano, Bresciano, Ordinano, Nocchiano) oppure alla caratteristica del suolo (Campora, campi di cereali; Mirteto, bosco di mirto; Fonte Balzana, in luogo scosceso; Saltareccio, luogo boscoso; Monte Maggio, monte maggiore).
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