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Ex chiesa conventuale nel centro storico di Montedinove.
Parte del dismesso monastero delle clarisse, si trova in posizione defilata, in una piazzetta raggiungibile imboccando un passaggio coperto sotto palazzo Pasqualini, adiacente alla chiesa di San Lorenzo. L'istituto religioso ha origine nel XVII secolo, quando il testamento del concittadino Cinto Cordio, devolve la propria abitazione e tutti i suoi risparmi per l'erezione del monastero. Dopo la sua morte avvenuta nel 1660, grazie alla cospicua donazione, si avviano subito i lavori per la costruzione del complesso religioso. Nel 1663 la chiesa viene aperta al culto, gestita dalle Clarisse che qui seppelliscono anche le sorelle defunte. I lavori di decorazione sono realizzati da artisti anonimi e iniziati un anno prima dell'apertura, continuano fino al 1673, promossi e finanziati dal vescovo di Montalto: Cesare Cancellotti. Sopravvive alle soppressioni napoleoniche e postunitarie, è abbandonato definitivamente solo nel 1903. In seguito il complesso monastico passa al demanio, subisce vari interventi di restauro tra cui la sistemazione del tetto iniziata nel 1986 e terminata l'anno seguente. Nel 2014 il demanio cede la chiesa al comune, che lo destina a sede museale, dove vengono esposti i ritrovamenti nelle tombe picene, rinvenute in contrada Colle Pigna. Il museo viene aperto al pubblico l'anno seguente, la struttura viene danneggiata durante le scosse sismiche iniziate nel 2016, si innalzano le impalcature all'interno nell'area presbiteriale. Nel 2022 ospita anche i beni del museo Sistino di Montedinove, due anni più tardi crolla parte del tetto e della volta del presbiterio, senza fortunatamente causare danni. Costretto alla chiusura, il bene attende di essere sistemato.
Una volta raggiunta la piccola piazza del monastero, la vediamo sulla destra con la sua mole incassata, ma svettante, tra altri edifici circostanti. Di pianta rettangolare ed eretta interamente in mattoni, il portale dalle linee essenziali è aperto al centro della facciata, decorata da due coppie di lesene appena accennate ai lati, che si alzano dallo sporgente basamento. Più in alto un vistoso cornicione lavorato, separa orizzontalmente la facciata, facendo da base all'unico finestrone rettangolare, ad arco ribassato, che vi si apre. Al di sopra un'altra cornice meno vistosa compone il timpano triangolare, che conclude in alto la struttura, con al centro una finestrella rotonda murata, mentre sopra il culmine svetta una croce in ferro.
Molto più decorato è l'interno, con una volta affrescata con motivi trompe-l'œil con una scelta di colori sobria e minimale. Caratteristica tipica delle chiese dei monasteri di clausura, la tradizionale grata che separa le aree riservate alle monache, che possono così assistere alle celebrazioni senza essere viste. Entrando si passa sotto la cantoria, sorretta da due colonne che formano una piccola loggia, in alto si trova la balconata decorata e coperta da una grata lignea. La navata mostra un pavimento in cotto tradizionale, le pareti laterali hanno un'arcata centrale con all'interno un altare. Le varie sezioni sono scandite da lesene scanalate, con capitelli in stucco nella parte superiore. A separare le mura dalla volta è uno sporgente cornicione sagomato, preceduto da un fregio dipinto, che corre lungo gran parte del perimetro. Ne è escluso il presbiterio, separato dalla navata da un leggero rialzo del pavimento, insieme ad un grande arco nella parte superiore. Priva di abside, questa è simulata con un'abile illusione pittorica che ne fa apparire una sulla parete di fondo, qui si trova anche l'altare centrale. Tutto illuminato dall'alto da altri due finestroni aperti sulla volta. Nel museo sono esposti tre dipinti, tra questi ce n'è uno proveniente da questa chiesa, si tratta della "Madonna con Bambino, San Francesco e Santa Chiara.

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