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Struttura tradizionale per la produzione di laterizi e di calce, presso Castel Trosino di Ascoli Piceno.
La fornace occupa un'ansa del fiume Castellano, sotto lo sperone roccioso dove sorge il paese. Compresa nel locale parco fluviale, posto lungo le sponde del corso d'acqua, dove è possibile visitare anche la fonte sulfurea ed il lago. Qui l'opera aveva accesso a tutto il legname disponibile, all'acqua ed al pietrame calcareo, necessario alla produzione della calce. Non è ben chiara la data di fondazione e si possono fare soltanto ipotesi. Continua la sua attività fino al secondo dopoguerra, quando le nuove tecniche edilizie la faranna diventare obsoleta. Rimasta in stato di abbandono per diversi anni, oggi è stata recuperata ed contestualizzata nel parco fluviale. Durante i lavori di restauro, sono stati rinvenuti gli strumenti e gli attrezzi per la conduzione della fornace. Viene definita ad "Intermittenza", per distinguerla da quella a ciclo continuo, vanto dell'epoca industriale, poiché doveva essere spenta e riaccesa per poter lavorare. L'opificio è caratterizzato da una struttura cilindrica, realizzata all'esterno in pietra e mattoni, invece rivestita all'interno da soli laterizi, per meglio proteggerla dal calore. Nei pressi c'è anche una piccola rimessa, dove venivano ospitati gli attrezzi e forse anche gli operai, vista la presenza di un focolare all'interno. Affianco si vede una vasca in mattoni scavata nel terreno, serviva per l'operazione di spegnimento della calce viva, prodotta riscaldando le pietre calcaree nella fornace. Quest'ultima è composta da un cilindro alto circa cinque metri e larga due, occupa il lato di un piccolo dislivello, che permette di accedere all'opera sia da sopra che da sotto. Attraverso la porta nel basamento, raggiungibile da una piccola rampa in discesa e protetta da due muretti in pietra, si caricava il combustibile, legna o carbone. Dall'accesso superiore si mettevano le pietre da calcinare oppure i mattoni da cuocere, una volta completate le operazioni si accendeva il fuoco. Bruciava per diversi giorni, nei quali gli operatori controllavano costantemente la fornace, alloggiando nella piccola struttura poco distante. Per quanto riguarda la calce, una volta completata la cottura, questa veniva spenta in acqua nella vasca che si trova affianca il piccolo edificio.

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