Scenografica opera di antiquariato industriale nel comune di Arquata del Tronto.
La troviamo sul lato destro della strada, lungo la provinciale che attraversa i centri di Borgo, Pedilama e Pretare, per salire poi fino al bivio per Forca di Presta e la Piane di Castelluccio. Sebbene venga considerata antica, in realtà è assai più recente di quel che si pensi. Infatti la sua realizzazione risale agli anni '20 del XX secolo, quando su indicazione di un possidente locale, due imprenditori di Ascoli Piceno si interessano all'apertura della fornace. Promotore locale dell'attività è il proprietario del mulino e del forno di Borgo, Carlo Cappelli, che aveva già notato l'abbondanza di materiali utilizzabili per produrre calce. Ma già assorbito dai suoi affari, non aveva tempo per aprire una nuova attività. Consiglia quindi l'affare a due suoi amici ascolani, Basilici ed Enea, che si danno da fare per ottenere un terreno dove impiantare la fornace. Visto l'impossibilità del comune di soddisfare le loro richieste, vengono rimandati alla comunanza agraria di Pretare, che gli concede uno spazio sopra il paese per venti anni, in cambio di 50 quintali di calce annui. Si avviano quindi i lavori e l'attività già nel 1930 funziona a pieno regime, inoltre i due proprietari acquisisce un terzo socio, tale De Pretis. Oltre alla calce, è noto anche un raro utilizzo per la cottura di mattoni, utilizzati per un'edificio della frazione Trisungo. Con lo scoppio della seconda guerra mondiale inizia un periodo di crisi, portando alla chiusura della fornace verso la metà del decennio, probabile vittima della crisi post bellica e dei nuovi processi industriali. Forse influiscono anche le basse produzioni, infatti riesce a soddisfare solo il fabbisogno locale, mentre il personale impiegato, conta meno di cinque dipendenti. Nel corso degli anni la zona inizia ad essere identificata con l'attività, assumendo il nome di "Cargara", termine dialettale riconducibile a "Calcara". Abbandonata da lungo tempo, durante lo sciame sismico del 2016, che ha devastato il territorio, subisce diversi danni perdendo quel che rimaneva della sommità del forno.
La fornace è del tipo a ciclo continuo, una volta accesa continua ad essere alimentata regolarmente, senza essere mai spenta. Sostituisce il vecchio tipo, detto a "Intermittenza", che necessita di essere spento tra una cotta e l'altra. Il materiale è prelevato dai dintorni o estratto dalla vicinissima cava, ancora visibile sul retro della struttura. Il rifornimento di acqua necessaria per la realizzazione della calce spenta, è fornito dal vicino torrente, che segna il limite orientale dell'area, oggi con portate di acqua minori rispetto all'epoca. La torre un tempo più alta, è costruita in pietra locale con alcuni cordoli di mattoni, dello stesso materiale è l'arcata che sorregge la bocca inferiore del forno. Ha una pianta quadrata ed uno sviluppo in altezza tronco piramidale, prevedeva una rampa che raggiungeva la bocca superiore per il carico del materiale. Questo consisteva in una mistura di pietre triturate con un combustibile, legna o carbone, prodotto in grandi quantità nella frazione di Colle. A processo avviato, nella bocca inferiore cade alla fine il prodotto, che viene mano a mano prelevato. Intorno al forno si notano i ruderi di altre strutture legate all'attività, magazzini per la conservazione della calce e l'abitazione degli operai, che vi lavorano giorno e notte. Di recente l'area intorno alla fornace è stata trasformata in un piccolo parco, dove si svolgono anche manifestazioni di vario genere.
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