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L'ex Chiesa di Santa Maria si trova lungo il corso principale di Santa Vittoria in Matenano, a poca distanza dalla torre dell'Abate.
La sua fondazione fu voluta da una ricca nobildonna della cittadina: Vittoria Podi, moglie di Fortunato Galeotti di Amandola, morto nel 1556, dal quale riceve una ricca eredità. Nel 1576 effettua una donazione in favore della costituzione del convento dei Cappuccini, mentre nel 1584 viene disposta un'elargizione per fondare il convento delle monache Clarisse con annessa una chiesa, da realizzare in caso anche nella sua abitazione. La nobildonna morirà l'anno seguente e nel 1586 viene approvata l'erezione del monastero con il titolo, come si specificava sul testamento, di Madonna della Pace, la figlia della Podi però fece opposizione per cedere la casa. Si smobilitano il priore farfense ed anche quello degli agostiniani e dei francescani per riuscire ad ottenere l'abitazione della benefattrice, alla fine riusciranno a convincere la figlia. Nel 1589 si inizia la costruzione del complesso e l'acquisizione di nuove abitazioni per ampliarne l'area, il cantiere però si scontra subito con la scarsità dei fondi e delle rendite che avrebbero dovuto sostentare il monastero. La costruzione si prolungò molto e nel 1613 era quasi terminato, ma l'insediamento delle monache non avvenne per la scarsa dote messa a disposizione che non copriva le spese di sostentamento. Per altri dieci anni continuano i lavori, fino al 1624 quando la chiesa viene consacrata durante la visita apostolica del Cardinale Pietro Dini, che ne fece espressa richiesta al comune, avendola trovata ultimata, ma non ancora utilizzata per le celebrazioni. Da lì ci saranno altre visite pastorali che lasceranno precise descrizioni dei corredi, degli arredi e degli allestimenti della chiesa. Il terremoto del 1771 danneggia le strutture che si decide di rinnovare, la chiesa viene ristrutturata in stile neoclassico, viene anche riparato il tetto e ricostruito il campanile. Nel XVIII secolo lo juspatronato degli altari vede la presenza, insieme alle monache, anche della famiglia Lamponi. Passa indenne la prima fase dell'invasione francese ma non sopravvive alla soppressione napoleonica del 1809, l'anno seguente la chiesa ed il monastero furono messe all'asta ed acquistate da tale Mattia Grisci di Petritoli. Scacciato Napoleone si avvia la Restaurazione e si tenta di ripristinare il monastero, ma nel 1818, si legge da una nota, che era stato ormai smembrato e trasformato in abitazioni, le monache superstiti riceveranno una pensione a carico del monastero di Santa Caterina. Nel 1825 il proprietario vende la chiesa e parte del monastero a Don Nicola Cocci, parroco della scomparsa chiesa di Santa Maria della Valle, che all'epoca era già pericolante, trasferendovi la parrocchia, già ospitata in Sant'Agostino ma costretta al cambio sede per il ritorno dei monaci. Vi si continuò ad officiare fino alla seconda metà del XX secolo, quando diventa un centro ricreativo per le varie associazioni cattoliche, nel 1969 negli ambienti del convento e della canonica invece, viene realizzata una struttura ricettiva.
Oggi la chiesa è chiusa e se ne attende un'eventuale riapertura a seguito di opere di restauro, la sua facciata è uno degli elementi che caratterizza il corso della cittadina santavittoriese. La facciata di gusto neoclassico, realizzata in mattoni leggermente più scuri, spicca tra gli altri edifici. Suddivisa in due sezioni orizzontali da un cornicione che si stende poco sopra il portale, due lesene doppie invece formano tre parti, dove la più alta è quella centrale. Qui si trova un ampio e semplice portale, rialzato rispetto al piano stradale e con un'arcata ribassata in alto.
Più strette e basse sono le due piccole porzioni laterali della facciata, compresa tra le doppie lesene ed una singola che fa da margine all'edificio. Nello spazio in mezzo si aprono due finestre ovoidali, di cui quella a sinistra risulta murata, stesse forme avevano quelle della parte superiore di cui una quasi del tutto tamponata mentre l'altra ampliata. Un'altra grande apertura, contornata da una semplice fascia, si apre al centro della facciata. In alto spicca il timpano triangolare, contornato da vistose cornici, con una finestrella rotonda al centro, sul lato sinistro si innalza il piccolo campanile. Di pianta quadrata e decorato con cornici marcapiano, la cella campanaria consiste in una sola arcata, termina in alto con una cupola. Un'altra vela campanaria è nascosta dietro il campanile, ha una grande arcata con lo spazio per una sola campana.
All'interno si trovano tre altari, uno centrale e due alloggiati ai lati della navata, sotto grandi arcate, il soffitto è coperto da una serie di volte e sulle pareti si alzano semipilastri con i resti di stucchi dorati. Sul pavimento si aprono due fosse, una per le monache ed una per la famiglia nobile protettrice dell'istituto religioso, il tutto danneggiato dagli anni di abbandono e dalle spogliazioni subite dopo la fine del convento.

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