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Si trova a poca distanza da Belmonte Piceno nell'omonima contrada, lungo la strada che seguendo la linea di crinale, la collega con la vicina Servigliano.
La tradizione vuole che qui ci fosse una piccola icona dipinta su una finestra murata della casa della famiglia Vittori, passando di qua Bartolomeo Gallaro, un fermano che accompagnava la moglie malata in pellegrinaggio, verso una non precisata chiesa montana, soffermandosi a pregare su questa immagine vede guarire miracolosamente la consorte. La notizia si sparse presto nel circondario e molti vi si recarono a chiedere la grazia, poco dopo la devozione popolare con le sue donazioni, aveva permesso di erigere una piccola chiesetta.
Il dipinto a tempera dell'icona, sarebbe secondo alcuni realizzato nello stile degli artisti della famiglia Bonfini di Patrignone, rappresenta la Vergine in Trono con Gesù Bambino e tradizionalmente viene fatto risalire al 1547, i numerosi ritocchi e rimaneggiamenti susseguitesi del tempo, ne hanno snaturato parte dell'aspetto originario. La prima menzione scritta risale alla visita episcopale di Monsignor Maremonti avvenuta nel 1575 e la descrive come di piccole dimensioni. Intanto la devozione popolare inizia a fornirla di beni a cominciare dal 1666, quando vengono donati alcuni terreni che premettevano, con le loro rendite, di celebrale la messa almeno una volta al mese, dieci anni dopo la cura dell'edificio e delle sue entrate passeranno ai pievani di San Salvatore di Belmonte. Dato il grande afflusso di fedeli si decide di espandere la chiesetta grazie anche alla famiglia Vittori che dona il terreno dove sorge, i lavori quindi cominciarono nel 1678 e si protrarranno per dieci anni. Nel 1726, durante la visita del vescovo Alessandro Borgia, si decide per far nominare un rettore dalla diocesi, saranno così avviate le celebrazioni con regolarità fino all'epoca napoleonica per poi continuare fino all'unità d'Italia quando nel 1866, la chiesa e le sue rendite vengono vendute a privati cadendo in disuso. Dopo il terremoto del 1950 viene restaurata dato che era ormai ridotta a rudere, i lavori iniziarono due anni più tardi e si conclusero entro l'anno, ricostruendo quasi totalmente l'edificio, per l'inaugurazione viene tenuto un concerto del famoso soprano petritolese: Elvidia Ferracuti. Giustina Illuminati Sbaffoni, molto devota alla Madonna, si adoperò per raccogliere parte dei fondi necessari, provvederà anche alla costruzione negli anni '60 della casa con il porticato, adiacente la chiesa. Nel 1963 viene costruita la scala esterna che sale dalla strada e nello stesso anno, viene anche riconosciuta come "Ente Morale" dalla presidenza della Repubblica, il Missionario belmontese: Padre Vittorio Blasi, nella sua comunità in Burundi ha diffuso il culto dell'immagine della Madonna delle Grazie.
L'edificio si caratterizza per la facciata con una fila di finestre rettangolari nella parte superiore, la piccola porta al centro è affiancata da due basse finestre rettangolari e sormontata da una lapide con una delle massime della devota Giustina, ve n'è un altra anche nel muro che da sulla strada; il piccolo campanile a vela si alza nel tetto tra la sagrestia e l'abitazione. L'interno non ha molte decorazioni, nella zona presbiteriale divisa dalla navata da un grande arco, mostra una copertura con una volta a vela, unico resto dell'edificio cinquecentesco, l'altare principale mostra una nicchia con l'immagine miracolosa della Madonna. Vi sono anche conservati alcuni oggetti sacri riconducibili al XVII e XVIII secolo, un reliquiario con un frammento della Veste della Madonna donato da Don Giacomo Nobili nel 1740, un quadro della Madonna di Pompei di recente fattura.

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