Un'ipotesi attendibile rivela che potrebbe essere stato il primo insediamento cristiano di Montefalcone. La chiesa era ubicata nell'antica via di transito che collegava la valle dell'Aso con Comunanza. Il luogo di edificazione, appena fuori dall'abitato, fu sicuramente scelto per dei validi motivi religiosi: sul colle Liccio, sito dalla parte opposta, nei tempi antichi sorgeva un tempio di divinità pagane. Il nome di Santa Maria in Capite Scalorum o delle "Scalelle", deriva dalle scale tramite le quali si accedeva alla chiesa. La primitiva costruzione inglobava anche un'edicola su cui vi era una raffigurazione sacra, come attesta l'Atto di svincolo della Cappellania del SS. Crocifisso; nel documento si riporta l'edificazione da parte della Confraternita di una cappella dedicata alla Madonna attorno ad un'icona dipinta sul muro con la figura della Vergine con il Bambino.
La struttura si presenta austera e senza particolari decorazioni di rilievo; si estende ad occidente con l'abside semicircolare ed un corpo principale che probabilmente in origine inglobava l'edicola primitiva, dove spicca il campanile a vela. Sulla semplice facciata cuspidata si apre, al centro, un portale a tutto sesto, definito da pilastri terminanti in mensoline su cui vanno ad appoggiarsi l'archivolto, un oculo sovrastante permette di mantenere in penombra la navata. Nella parete posta a meridione vi è un portale architravato posto tra due finestre protette da grate che permettevano la visione dell'interno della chiesa anche quando era chiusa, consentendo ai fedeli di pregare l'immagine della Vergine riprodotta in affresco. L'interno ad unica navata, presenta due altari: uno sistemato lungo la parete di destra, dove è collocata anche la sagrestia. Vi è custodita una tela raffigurante l'Annunciazione con l'Angelo Gabriele e, nella parte superiore, l'Eterno circondato da angeli; ai piedi vi sono i due Profeti Mosè e David, con, in un cartiglio in basso a destra, attestata la data della realizzazione: 1590. La suggestiva effige della Vergine Beatissima del Divino Amore, dipinta sull'edicola nucleo della chiesa, ricalca lo stile in auge nella prima parte del XVI secolo, con attribuzione all'artista di Amandola Giulio Vergari. Nell'affresco, su cui spicca la figura della Madonna in Trono in cui si adagia il Bambino vestita di velluto di colore rosso, il pittore amandolese prende e sviluppa l'arte e l'influsso di diversi artisti tra cui Carlo Crivelli e il Perugino; l'opera fu probabilmente commissionata dalla Confraternita del SS.Crocifisso. Presente vicino all'attuale portone d'ingresso un'acquasantiera del 1589.
Cenni storici tratti dalla pubblicazione: Borghi da scoprire... di Mario Antonelli Ferruccio Scoccia Settimio Virgili. Vol.1. 2017.
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