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Alle porte di Ascoli Piceno, a poca distanza dall'altura boscosa che un tempo ospitava la poderosa Rocca di Morro, Maltignano spunta dal crinale meridionale attorniato da campi e boschetti. Paese al confine con l'Abruzzo, si trova a cavallo delle valli del Tronto e della Vibrata, ultimo baluardo della provincia di Ascoli Piceno ma piuttosto ben inserito nel contesto della regione aprutina.
La toponomastica del luogo risale all'epoca dei romani, quando durante la Guerra Sociale nel 91 a.C. un magistrato di Ascoli, un duunviro per l'esattezza, di nome Maltino Basso, ottiene il possesso di questi territori come preda di guerra. Nonostante le origini dell'attuale incasato risalgano ad epoche successive, forte è il legame con la romanità dato che nei suoi territori passava la strada Salaria che uscendo da Ascoli si dirigeva verso Truentum.
Grazie allo storico Francesco Marcucci che cita un documento carolingio sappiamo che il 5 agosto dell'anno 800 il re franco donava al vescovo il castello di Ancarano ed ai canonici della cattedrale quello di Maltignano e alla città di Ascoli i feudi di Colonnella e Nereto. Da qui si dice nasca anche l'esenzione fiscale totale che connoterà il paese che si trova nominato poi nella bolla del 1137 di Lotario III e in altre di epoche successive dove viene riconfermato alla chiesa ascolana.
Date le scarse notizie d'archivio la storia di Maltignano è piuttosto fumosa almeno fino al XIII secolo quando comincia ad apparire nei documenti, interessanti sono quelle che giungono dal periodo degli imperatori Svevi, quando nel 1262 viene assediato dalle truppe di Re Manfredi, adirato contro il Papa a causa dell'ennesima scomunica. Il feudo sarà posseduto direttamente dai baroni: i canonici del capitolo della cattedrale di Ascoli, per cui aveva come già detto il privilegio di una totale esenzione fiscale, tale condizione rimarrà invariata fino all'abolizione dei diritti feudali nel 1815, le prime documentazioni però risalgono solo al 1545.
Intanto nel medioevo la crescita che aveva investito Maltignano negli anni aveva portato allo sviluppo di un piccolo insediamento attorno al castello feudale, protetto da una cinta muraria che cingeva i nuovi sobborghi, qui si trovano gli interessanti palazzi rinascimentali ancora oggi visibili.
Il Cinquecento portò al paese parecchio scompiglio, sia per le numerose bande di briganti che agivano al confine tra il Regno di Napoli e gli stati pontifici, sia per il terremoto avvenuto all'inizio del secolo che distrusse parte del paese. Viene qualche decennio dopo assediato e preso da Ferrante Loffredo marchese di Trivico, fedele al re napoletano Filippo II d'Asburgo, durante i combattimenti della guerra del Sale tra 1556 ed il 1557. Viene presto ripresa da Giovanni Antonio Toraldo, governatore di Ascoli e capitano dell'esercito pontificio, dopo che aveva assediato e saccheggiato Campli.
Sempre sul finire del secolo si ricordano le opere contro il banditismo del capitano ascolano Orazio Celestini che aveva riportato l'ordine nel 1592 proprio a Maltignano, infestata dai malviventi. Il brigantaggio continuerà per tutto il XVII e XVIII secolo, soprattutto quando lo Stato Pontificio venne invaso dalle truppe napoleoniche, periodo in cui si aggiravano per i dintorni il famoso brigante Sciabolone e Donato de Donatis, prete malvivente originario della montagna teramana.
Sotto i francesi viene annesso al cantone di Ascoli, nel Dipartimento del Tronto, nel 1815 con la restaurazione pontificia viene abolita la feudalità e decade la baronia del capitolo della cattedrale, diventerà quindi un normale municipio sottoposto al governo di Ancarano nel distretto di Ascoli, soggetto alle tasse e alle leggi come gli altri comuni.
Nel 1840 lo Stato della Chiesa, per uniformare i confini, cede il vicino insediamento di Ancarano al Regno di Napoli, poco dopo arriva anche a Maltignano l'Unità d'Italia, piuttosto sentita data la vicinanza con la Fortezza di Civitella, ultimo baluardo dei Borboni. Diventerà quindi un municipio della nuova provincia di Ascoli Piceno nel Regno d'Italia.
Gradevole all'occhio del visitatore, il centro storico ancora conserva interessanti opere che possono essere visitate; è consigliato l'ingresso al paese dal monumentale Arco dei Carpani che oltrepassa i resti della cinta muraria che un tempo cingeva il paese, mentre alle nostre spalle, più in basso, si trovano l'attuale palazzo Comunale e la chiesa di Santa Maria delle Grazie Nuova.
Subito entrati nel borgo si nota a sinistra l'elegante figura del cinquecentesco palazzo Carpani che dà nome anche all'attigua porta, un largo viale risale fino alla porta del primitivo castello. In questo spazio si trova anche il palazzo Comunale vecchio e il Monte Frumentario annesso alla casa della Confraternita, da lì le vie che scendono raggiungono Porta Marina che esce dal paese e si ricollega alla circonvallazione dalla quale si gode un ottimo panorama sulla valle del Tronto fino al mare. Se invece si sale si possono vedere i resti di alcune abitazioni quattrocentesche e di altri palazzi successivi, la via costeggia il castello ed esce verso la circonvallazione da una gradevole porticella.
Si consiglia la visita dell'area dell'antico castello dei canonici ascolani dove sorge il palazzo omonimo e la chiesa di Santa Maria delle Grazie Vecchia contornate da una serie di caratteristiche abitazioni costruite sui resti delle opere difensive medievali.

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