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Ludovico detto "Liverotto" nasce a Fermo nel 1470. Di nobili ascendenze, il padre Giovanni sposò Giovanna Fogliani, erede di una delle più facoltose ed influenti famiglie della città. Rimase giovanissimo orfano della figura paterna, nel 1479: per sfuggire alle pestilenze che affliggevano Fermo, la sua famiglia si trasferì a Grottammare, ma la cittadina venne invasa dai pirati turchi che la misero a ferro e fuoco; Giovanni fu ucciso e Ludovico fu gravemente ferito. Dopo questi tragici avvenimenti l'Euffreducci maturò un carattere deciso e temerario, dedicandosi interamente alle arti della guerra, come già aveva fatto suo fratello Tommaso, morendo nella battaglia di Monte San Pietrangeli, nel 1498. Ventenne, entra a far parte delle truppe della famiglia Vitelli, distinguendosi per audacia e ardore in diverse imprese militari; soldato della compagnia di Paolo Vitelli, il giovane fermano, nel corso delle turbolenze che attraversavano la penisola italiana negli ultimi decenni del Quattrocento, viene chiamato a combattere là dove risultava necessaria la sua presenza. Nel 1495, agli ordini del suo comandante, è a Pisa a difendere la città toscana, quindi, sempre insieme al Vitelli, segue Carlo VIII di Francia alla conquista del regno di Napoli, eccellendo nelle contese di guerra e meritandosi elogi; ma lo svolgere degli eventi cambiò velocemente e i francesi furono costretti a ritirarsi: Paolo venne fatto prigioniero, Ludovico tornò a Fermo mettendo la sua spada al servizio della città nella lotta contro gli eterni nemici ascolani. Nel 1497 assedia Ripatransone, dimostrando nuovamente coraggio ed astuzia: le autorità di Fermo vollero manifestargli la loro riconoscenza nominandolo a furor di popolo Commissario Generale. Ma le ingenti spese militari per i continui scontri militari tra i fermani e Ascoli erano insostenibili e si giunse infine ad una pacificazione; conclusa la sua campagna di guerra, l'Euffreducci si ricongiunse a Paolo Vitelli, nel frattempo tornato libero. I due furono assoldati da Firenze per combattere Pisa, ma dopo pochi mesi il Vitelli si inimicò le autorità della città, che tesero un agguato a Cascina al condottiero che fu ucciso, Ludovico venne catturato, tuttavia i suoi concittadini intercedettero per lui presso i fiorentini, che lo scarcerarono. Si unì allora alle truppe di Vitellozzo Vitelli, fratello di Paolo: aveva bisogno di denaro che nel corso del tempo aveva dilapidato; non fu solo una scelta economica, era portato a combattere, la sua unica ragione di vita. Per assecondare le sue esigenze pensò bene di entrare nell'esercito di Cesare Borgia, il più temuto condottiero di quei tempi, che aveva intenzione di creare uno stato nell'Italia centrale. Partecipò a numerose campagne militari tra la Romagna e la Toscana, sempre al fianco delle truppe pisane che si contrapponevano a Firenze; le scorribande agli ordini di Vitellozzo portarono Ludovico ad un passo dalla morte in quanto fu ferito in modo grave nell'assedio di Pomarance, ma il "fattaccio" del saccheggio del castello di Casavecchia, di cui erano proprietari i Duchi di Varano, causò molti problemi all'Euffreducci: si temettero ritorsioni nei confronti di Fermo, ma grazie all'influenza dello zio Giovanni Fogliani i contrasti vennero appianati. Difficile stabilire come proseguirono i contatti tra Cesare Borgia e il condottiero fermano, ma per il nostro erano ormai favorevoli le condizioni per tentare la presa del potere della sua città. Iniziarono i contatti con una parte delle famiglie in ascesa economica a Fermo, che portarono ad un colpo di mano nei primi mesi del 1502; l'antefatto fu un banchetto dell'otto gennaio, dove furono invitati vari esponenti della nomenclatura che governava la città. Dopo le libagioni, gli ospiti furono fatti accomodare in un ampio salone dove si erano nascosti i soldati di Ludovico che uccisero, tra gli altri, i suoi parenti Giovanni e Gennaro Fogliani, molti nobili e addirittura il Raffaello Della Rovere, figlio di Giuliano, futuro Giulio II: un'azione clamorosa e inaudita. Dopo il "golpe" militare vi fu un giro di vite a livello finanziarono: tutti i beni degli uccisi furono confiscati e venduti, addirittura si designò erede dello zio Giovanni che aveva barbaramente assassinato e che gli valse la cifra di ben 12000 fiorini. Nel frattempo Ludovico continuava insieme al Vitelli ad essere un alleato del Borgia: partecipò agli assedi di Camerino e di Arezzo, che si risolsero in un nulla di fatto; a causa dello smacco subito in Toscana il Valentino scaricò le colpe sui suoi "soci" per non indispettire il sovrano francese. Ma ormai gli avvenimenti non volgevano a favore dell'Euffreducci, la resa dei conti si avvicinava insieme alle truppe di Vitellozzo, che cinse d'assedio Senigallia; dopo pochi giorni occupò la città, quando sopraggiunse Cesare Borgia, che, con un gesto di "cortesia", organizzò un banchetto di festeggiamenti: era il 31 dicembre del 1502. Durante il ricevimento fu arrestato e poco dopo strangolato insieme al Vitelli, ironia della sorte, come lui aveva fatto a Fermo a gennaio, episodio passato alla storia e citato anche da Niccolò Macchiavelli. I resti mortali furono sepolti nella chiesa di Santa Maria della Misericordia di Senigallia.

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