Ultimo residuo della chiesa medievale di Santa Vittoria, oggi annesso alla Chiesa della Resurrezione.
Si trova nella parte più alta del paese, sulla sommità del monte Matenano, dove un tempo si estendeva il potente monastero farfense. Eretto nel 900 da l'Abate Pietro allo scopo di meglio difendere i monaci dalle incursioni dei saraceni, che già avevano devastato l'abbazia madre in Sabina. La prima chiesa era piuttosto modesta ed insieme ad un grande torrione, era una delle poche strutture che animavano il primitivo castello. Nel 934 l'abate Ratfredo fa qui trasportare da Monteleone Sabino le reliquie di Santa Vittoria, collocandole in una cappella nella torre, farà anche costruire le prime residenze per i monaci ed ampliare l'oratorio, incorporando il torrione con le reliquie. Nasce quindi una degna chiesa in onore della santa, dove alla sua morte, l'abate viene sepolto.
L'edificio che si estendeva davanti all'attuale facciata della Chiesa della Resurrezione, occupava gran parte dello spiazzo ed era composta da tre navate, lunga una quarantina di metri e larga quindici, sull'estremità orientale si alzava il torrione difensivo con sotto la cripta con i resti della santa. Nella seconda parte del XIII secolo viene costruita ai suoi piedi un prolungamento della struttura, utilizzato per seppellire i morti; nel 1368 come testimonia una lapide, si aggiunge una piccola porzione alla navata dell'antico edificio sacro: l'Oratorio degli Innocenti. Vi era contenuto un altare dedicato alla Madonna della Pace, in seguito trasferito nella chiesa di Santa Maria della Valle. Nel 1471 viene pagato l'affresco che decora il sopravvissuto oratorio, è attribuita Giacomo di Cola, del quale si trovano le fatture dei pagamenti, e dal monaco farfense fra Marino Angeli, della scuola di Giacomo da Campli, entrambi gli artisti erano originari del paese. Viene ancora restaurata tra 1507 e 1533, stavolta senza badare a spese, oltre alla chiesa ed alla torre viene ristrutturata anche la cripta. Nel 1571 viene creata la diocesi di Ripatransone che occupava parte del territorio farfense, ponendo di fatto fine ai privilegi dell'abbazia che viene aggregata, solo sulla carta, a Fermo. Nel 1629 i monaci passano dalla congregazione di Montecassino ai Chierici Secolari, rimanendo comunque sottoposti all'abate di Farfa, quattro anni dopo la chiesa viene trasformata in Collegiata. Altri lavori avverranno dopo questa data: tra il 1645 ed il 1655 viene creato il Cappellone, oggi Chiesa della Resurrezione, girando l'altare dalla parte opposta della chiesa, perché la torre sotto il quale si trovava, era divenuta pericolante. A seguito dei danni del forte terremoto del 1703 i monaci decidono di abbandonarlo, recandosi solo nella chiesa per le pratiche religiose. Divenuta ormai cadente, nel 1770 si decide di non restaurala più ma di ricostruirla poco distante dalla precedente, in luogo più sicuro e stabile, si iniziano subito i lavori smontando le campane dall'instabile torre, che crolla qualche anno dopo. L'anno seguente le reliquie della santa vengono traslate nella chiesa di Santa Maria della Valle, oggi non più esistente, in attesa del completamento della nuova chiesa dove dal 1793 sono ancora ospitate.
Maria Vittoria Perfetti decide di salvare una piccola porzione dell'antica chiesa, quella verso la rupe comprendente l'area presbiteriale e parte della navata, dove c'era la cappella che conteneva il dipinto del Crocefisso, a lei molto caro. Da li l'oratorio sarà ancora frequentato dalla Compagnia del Santo Rosario; gli ultimi restauri si avranno nella seconda metà del XX secolo.
Vi si accede solo da una piccola porta che che si apre a sinistra dell'altare maggiore della Chiesa della Resurrezione, di pianta trapezoidale e di piccole dimensioni, largo poco più di tre metri, lungo sei metri e mezzo ed alto cinque, è suddiviso in due campate e coperta da una volta a crociera.
Sulle pareti sono raffigurate le scene dell'Annunciazione, della Crocefissione, la Dormizione di Maria e la Strage degli Innocenti che da il nome all'oratorio, sui pilastri vi sono varie figure di santi, rimane qualche porzione di una Natività lesionata dall'apertura dell'attuale ingresso. Sotto la Crocefissione si può notare una piccola nicchia con una raffigurazione della Pietà dove, a livello del pavimento, è dipinto il sepolcro. Nelle vele della volta sono dipinti in una i quattro evangelisti mentre nell'altra si trovano San Girolamo, Sant'Ambrogio e Sant'Agostino e San Gregorio Magno, i quattro dottori della chiesa; anche i costoloni che dividono le volte sono finemente decorati. Presenti tracce di affreschi anche nella parte con la piccola finestra che illumina l'interno, sulla parete opposta si nota un muro spoglio dove un tempo, c'era il collegamento con la navata della chiesa, il pilastro sfalsato rispetto allo sviluppo delle volte, è frutto di una ristrutturazione nel XIV secolo. Il pavimento attuale è rialzato rispetto a quello precedente e la parte in corrispondenza delle pareti è stata scavata, due vetrate permettono di vedere le sottostanti fosse sepolcrali.
La bellezza del piccolo ambiente lo rende tra le mete principali della zona.
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