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Uno dei più importanti palazzi del centro storico canzanese, oggi di proprietà comunale.
Posto lungo il corso, porta il nome della famiglia che per ultima vi ha dimorato: i De Berardinis, documentati in paese solo alla fine del XVIII secolo, la struttura mostra però un'origine precedente. Come attestano le incisioni su di un mattone, sembrerebbe risalente al 1690 e segnala il nome del precedente proprietario: tale "Ascenzio Pallanoiri", che se ne attribuisce la costruzione. I de Berardinis ne entrarono in possesso solo in un secondo momento, in quanto vengono registrati in paese solo a partire dal 1791, tra i suoi abitanti si ricorda il notaio Giovanbattista, il suo studio fu attivo nel palazzo a partire dal 1815 fino alla sua morte nel 1846. Lo stesso anno nacque suo figlio Giuseppe, che divenne noto come matematico e geografo, morto nel 1937, la sua eredità passerà ai figli, gli ultimi discendenti della famiglia che donarono il palazzo alla cittadinanza.
Vengono ristrutturati il primo ed il secondo piano nel 1980 da parte della Comunità Montana, oggi l'ambiente è utilizzato dalla cittadinanza come sede del museo dei "Saperi Familiari" e per esposizioni, grazie ad una grande sala allestita vi si svolgono anche conferenze, vi è inoltre ospitata anche la scuola permanente di ricamo.
La sobria facciata si presenta interamente intonacata, dipinta a vari colori ma priva di decorazioni, le finestre dei due piani sono contornate da una semplice cornice di colore differente, con una lunga fascia marcapiano che corre lungo il basamento. Le finestre del seminterrato sono più piccole e presentano la stessa incorniciatura dei piani nobili; i cornicioni lavorati che chiudono in alto la facciata si trovano a due livelli differenti: quello più in alto è realizzato con mattoni a vista e appare più sofisticato, più semplice l'altro intonacato. Unico elemento decorato della facciata è il terrazzino posto all'angolo orientale, con sostegni realizzati in pietra scolpita e semplice ringhiera in ferro. Sul lato del palazzo esposto a nord, dove è realizzata la scala antincendio in ferro, è murato il mattone inciso del 1960 dove si nota il motto “Al dispetto di nubi ancor risplenne”. Il portone principale invece presenta un un motivo bugnato in mattoni, mentre un altro portale più semplice permetteva di scendere nella parte bassa, più comodamente raggiungibile da un altro ingresso aperto nella facciata orientale, stretta nell'adiacente vicolo. Una volta entrati si deve salire una breve rampa di scale per ritrovarsi nel cortile interno, un tempo aperto per permettere la raccolta delle acque piovane nelle cisterne del palazzo, intorno al piccolo spazio corre la scala principale dello stabile. Nel primo piano all'epoca vi erano sulla sinistra le cucine ed altri tre ambienti ad essa annessi, dove probabilmente trovavano posto anche i magazzini, dalla parte opposta invece si trovavano gli alloggi della servitù e le stanze per gli ospiti. La scala centrale sale fino al primo piano dove si trovavano gli appartamenti nobiliari, un tempo gli ambienti erano affrescati e scaldati da grandi stufe, nonchè ricchi di mobili vari, ad oggi sono spogliati di ogni decorazione. Si vuole che la stanza dal soffitto sopraelevato, visibile anche dalla facciata esterna, sia stata quella di Giuseppe, che durante la restaurazione del palazzo, abbia fatto innalzare il soffitto.
Molto suggestivo è il piano seminterrato recentemente ristrutturato, all'epoca qui si trovavano i laboratori per lavorare le masserizie del palazzo, vi si trovano le vasche per la pigiatura dell'uva, i torchi, la bottaia e la cantina, altri ambienti ospitavano i magazzini dei cereali e dei combustibili.
Grazie alle numerose attività che vi si svolgono, è facile che lo si trovi aperto durante le festività.

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