Insieme a Porchia è una delle maggiori frazioni del comune di Montalto delle Marche, entrambe ex capoluoghi comunali.
Sebbene sul suo territorio siano stati recuperati reperti archeologici di epoche più antiche, le sue origini risalgono al medioevo e nei documenti, compare a partire dal XI-XII secolo. Non è chiara la sua toponomastica, secondo alcune fonti il nome deriverebbe dal latino "Paternus". Data la forte presenza nell'area, dei monaci benedettini farfensi, probabilmente il luogo dove sorge oggi il paese, ricadeva tra i beni dello scomparso monastero di Sant'Angelo a Tesino, che si suppone, si trovasse in territorio patrignonese. Si sostiene inoltre che in origine il paese si trovasse a sud del Tesino, distrutto da un non precisato evento, i suoi abitanti poi si sarebbero radunati intorno alla chiesa di Santa Maria in Viminatu, dando origine all'attuale abitato. Interessante è la sua collocazione geopolitica, si trova infatti presso i confini tra i territori dei monaci di Farfa, del vescovo conte di Fermo e di quello ascolano. Nel 1039 è citato nella cospicua donazione che Longino d'Azzone di Offida, fa ai farfensi del monastero di Santa Vittoria in Matenano. Dalle documentazioni del Sacro Romano Impero ed in quelle pontificie, si nota che il castello è conteso tra il vescovo ascolano e la potenza farfense. Infatti poco più tardi si arriva alla prima citazione diretta del paese, nel 1052 Papa Leone IX concedeva la corte di "Paternionis" al vescovo di Ascoli: Bernardo II. Per corte si intendeva un'insediamento agricolo con diversi territori a lui sottoposti, ma privo di fortificazioni; invece nel diploma imperiale di Enrico IV del 1074, il feudo è attribuito ai monaci. Nel 1111 Carbone di Alberto, scambia con l'abbazia per il castello di Lumeriano ed altri territori nei pressi di Corridonia, una serie di possedimenti che andavano dalla cima del monte dell'Ascensione a Force, fino al trivio di Patrignone ed il fiume Aso. Ancora riconosciuto a Farfa dall'imperatore nel 1118, l'anno seguente vengono erette le fortificazioni per volontà dell'abate Berardo III. Nel 1137 Lotario II lo riponeva sotto la protezione del vescovo ascolano e riconfermato anche da Corrado III nel 1150 e dall'imperatore svevo Federico Barbarossa nel 1185 e nel 1208. Sotto il governo di suo nipote: Federico II, il castello rientra tra i possessi dei nobili di Montepassillo, famiglia di chiaro sentimento ghibellino con grandi possedimenti nella montagna picena. Nel 1249 i signori avevano giurato fedeltà al comitato ascolano, vendendogli anche vari feudi, tra questi Porchia e Patrignone. Un richiamo alla dinastia imperiale Sveva è sulla porta castellana è murata un'iscrizione in cotto che ricorda la sua edificazione nel 1262, durante il regno di Manfredi figlio di Federico II. Nel 1293 vengono rinnovati i patti tra il castello ed il capoluogo piceno, dove la comunità promette di portare il palio in offerta, nel giorno della festa di Sant'Emidio. Nonostante il castello fosse soggetto alla Santa Sede, tramite il Rettore della Marca, ed al Presidato Farfense, questi come Montalto e Force, era di fatto in mano agli ascolani. Nel 1357 il centro è citato nelle "Costituzioni Egidiane", promulgate dal cardinale Albornoz, allo scopo di riportare sotto il controllo pontificio le varie autonomie, sorte nella Marca dopo la fuga del Papa ad Avignone. Patrignone rientra nell'elenco delle città minori, sempre soggetta al Rettore della Marca ma comunque ancora legata ad Ascoli, infatti venti anni dopo rinnovava i patti con la città. Si riscontra ancora una presenza farfense nel 1415, con dei contratti agrari in territorio patrignonese, stipulati a Santa Vittoria; nel 1420 invece ci sono scontri con Castignano. Vi nasce nel 1427 Antonio Bonfini, che presto si trasferisce ad Ascoli con la famiglia, celebre umanista è riconosciuto come lo storico di Ungheria. Intanto il temibile Marchese di Lautrec con il suo esercito passano nei pressi del castello, senza però assaltarlo. Tra il XV ed il XVII secolo si vede l'attiva presenza di varie botteghe artistiche ed artigiane. Tra le prime vi è la famiglia di pittori: gli Agnelli, che unendosi alla famiglia Bonfini, da vita a diversi artisti di discreta bravura, tra questi si ricordano Giacomo, Martino e Desiderio. Si riscontra anche la presenza di banchieri ebraici, che avevano il diritto di esercitare la professione grazie a concessioni pontificie, come quella promulgata nel 1541, che menziona Gabriele di Bonaventura come destinatario di questo beneficio. La comunità rinnova i propri statuti stampandoli ad Amandola nel 1549, ma la fortuna di queste terre muterà con la figura di Felice Peretti, originario di una famiglia montaltese sebbene nato a Grottammare. Intanto nel 1571 il paese è annesso alla nuova diocesi di Ripatransone ma vi rimase solo per breve tempo, questa infatti viene soppiantata da quella di Montalto nel 1586. Infatti il Peretti, dopo essere divenuto cardinale, l'anno prima era salito al soglio pontificio col nome di Sisto V, ricoprendo di onori la sua patria, esentando dal pagamento delle collette anche Patrignone. Inoltre il pontefice ripristina il precedente presidato farfense, trasformandolo in quello Sistino, con sede a Montalto, che amministrerà la giustizia fino alla sua soppressione, togliendogli però l'autonomia comunale insieme a Porchia e Montedinove. Intanto perdonava il paese, insieme ad altri, per aver dato rifugio ai numerosi banditi che circolavano nell'area, al quale il nuovo pontefice aveva giurato guerra. Alla fine del XVI secolo la situazione politica nel regno pontificio si farà più tranquilla, così come nel secolo successivo, per un generale stravolgimento si dovrà attendere la fine del XVIII secolo. Nel 1798 si scaturiscono i moti rivoluzionari a Roma, appoggiati dai francesi, che portano alla creazione della breve Repubblica Romana. Durante la riorganizzazione delle amministrazioni, Patrignone finisce come capoluogo comunale sottoposto al Cantone di Montalto, compreso nel Distretto di Ascoli nel Dipartimento del Tronto. Con il ritorno dei francesi nel 1808, stavolta capeggiati da Napoleone, si ripristinano i precedenti cantoni compreso quello di Montalto, terminati alla caduta dell'Imperatore e alla successiva Restaurazione nel 1816. Il pontefice crea le Delegazioni Apostoliche e l'Ex Presidato sistino, viene fuso con la diocesi di Ascolana formando la Delegazione di Ascoli, comprendente vari "Governi". Il paese finisce ovviamente sotto quello di Montalto insieme a Porchia e Montedinove. Nel 1861 si compie l'unità d'Italia e si procede con il riassestamento del nuovo regno, nel 1866 perde l'autonomia comunale, diventando stabilmente frazione del capoluogo montaltese.
Si raggiunge la frazione scendendo per una manciata di km a meridione di Montalto, seguendo le indicazioni si arriva ad un tornante con l'ampio incrocio con la strada che scende al paese. Questa si snoda seguendo una porzione dello stretto e ripido crinale, scavato profondamente da brevi fossi stagionali, che scendono fino al Tesino. Come gli altri centri limitrofi ha subito gravi mutilazioni, dovute soprattutto alle frane, causate dall'azione erosiva dei torrenti e degli agenti atmosferici. Dopo un breve e largo viale alberato dedicato a Giovanni Amadio, dove si incontra anche un piccolo parco giochi, arrivando nella parte più alta dell'abitato medievale: Piazza Guglielmo Marconi. Si scende per Corso Antonio Bonfini dove si incontrano le prime residenze nobiliari, come l'elegante palazzo Adriani. Poco più avanti si raggiunge una strettoia, oltrepassandola c'è una piccola piazzetta dominata dalla facciata della parrocchiale di Santa Maria in Viminatu. Si continua a scendere stavolta più ripidamente, verso la parte bassa del castello dove si nota una casa storica con un interessante portale, sulla destra si vede un passaggio coperto, in realtà una dismessa porta castellana, che oggi immette in Via del Girone. Il termine è sinonimo di zona protetta da mura, e ricorda una prima fase di espansione del castello, quando era ridotto alla sola parte alta; imboccando la via si gode di una lunga balconata a volo d'uccello. Alla fine della discesa ci si ritrova in Piazza Bonfini, con l'elegante palazzo rinascimentale appartenuto alla nota famiglia, davanti c'è la porta medievale con la piccola chiesa della Madonna di Reggio, con il suo porticato. Inoltre la piazza si affaccia sulle campagne, si può scorgere la chiesa rurale della Santissima Annunziata. Procedendo a destra della fontana coperta si può scendere fino al livello più basso del paese, dove costeggiando le abitazioni si esce dall'incasato, lungo il sentiero che segue il crinale. Si fa un giro delle ultime abitazioni sopravvissute nella zona inferiore, dove molti giardini e spiazzi sono stati realizzati a partire dalle strutture demolite. Uscendo poi dalla porta medievale affianco al loggiato, si prosegue lungo il piccolo borgo sorto sotto l'abitato, proseguendo nella campagna verso la fonte del paese. Alla fine della fila compatta di case, si vedono sulla destra i resti di una torretta cilindrica, un'altra meglio conservata è visibile nell'angolo più basso di Patrignone, entrambe le strutture fanno parte dell'ultima espansione della cinta muraria.
http://it.wikipedia.org/wiki/Patrignone_%28Montalto_delle_Marche%29
https://www.regione.marche.it/Regione-Utile/Cultura/Catalogo-beni-culturali/RicercaCatalogoBeni/ids/72695
http://www.luoghifermani.it/?p=6918
https://www.google.com/url?sa=t&rct=j&q=&esrc=s&source=web&cd=&ved=2ahUKEwijjuaqutn3AhWRg_0HHW7cCZQQFnoECDIQAQ&url=http%3A%2F%2F2....
https://www.visitmontaltomarche.it/cenni-storici-e-territorio/
https://www7.tau.ac.il/omeka/italjuda/items/show/727
Autore: Maurizio Mauro
Titolo: Castelli: Rocche torri cinte fortificate delle Marche (I castelli dello Stato di Ascoli) Vol.IV
Autore: Vari
Titolo: Archeopiceno
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