Sperduta tra i boschi e le vallate che si gettano ripide sulle gole del Tronto, raggiungibile solo percorrendo una stretta strada aggrappata ai pendii delle montagne che passando per la frazione Capodirigo, collega l'insediamento alla modernità.
Adagiata su una terrazza naturale lungo i declivi del fosso di Novele, con i suoi interessanti edifici rinascimentali ed altri antichi caseggiati con il tetto fatto di lastre di pietra, un tempo piuttosto popolata ed ora quasi deserta.
Enigmatica rimane l'origine del nome, comune ad altri otto luoghi in Italia che, secondo Camillo Peracchia, un medico italoamericano, deriverebbe dal nome di un sommo sacerdote ebraico, riparato in questi luoghi a seguito della diaspora. Poco si riesce a reperire della sua storia, note sono le vicende delle due chiese direttamente dipendenti ai canonici lateranensi in Roma che vengono privilegiate con diverse donazioni. Tra i paesi più martoriati dal colera del 1855, il morbo falcerà 37 dei 100 abitanti del borgo. Nel 1879, insieme a Capodirigo e Favalanciata, fa richiesta di distaccarsi dal comune di Acquasanta, in favore della vicina Arquata del Tronto. Probabilmente la richiesta viene effettuata su pressione di alcuni influenti arquatani, ma la proposta viene rifiutata e nonostante alcuni ricorsi, la faccenda finisce in un nulla di fatto.
Suggestiva esperienza è aggirarsi per i silenziosi vicoli, dove si affacciano le porte delle piccole abitazioni, talvolta con gli architravi decorati o affiancate dal mortaio cilindrico in pietra. Surreale nella sua atmosfera, ottima meta per chi vuole sfuggire alla contemporaneità per tuffarsi nei lenti ritmi della natura.
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