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Fino al XV secolo il ponte in legno detto di Santa Croce era un punto strategico per l'attraversamento del Tronto alla confluenza del Rionile, ma la popolazione di Arli aveva fatto forti pressioni perché se ne edificasse uno nuovo, più vicino all'abitato. Dopo l'ennesimo crollo del ponte di Santa Croce, si decise quindi di ricostruirlo in pietra nei pressi di Arli giovandosi dei vari contributi per i materiali offerti dal borgo. A dirigere i lavori fu chiamato l'importante architetto ascolano Camillo Merli, autore tra l'altro di Porta Tufilla. Negli archivi sono anche documentati i nomi dei realizzatori dell'opera, i mastri scalpellini ed i muratori che vi parteciparono nonché gli anticipi ed i saldi dei pagamenti.
Costruito in bianco travertino, il ponte supera il fiume Tronto su un tratto della valle naturalmente agevole per l'attraversamento, è edificato in un'unica grande arcata che si appoggia sulle due spalle dove passa la strada consolare che in sua prossimità va mano a mano restringendosi.
Fu il secondo ponte in pietra funzionante lungo la Salaria superiore ed fu chiamato per lungo tempo "Ponte di Santa Croce" in memoria di quello scomparso nei pressi della contrada Rionile.
Come ogni ponte è stato testimone di numerosi fatti storici grazie alla posizione strategica, soprattutto dal punto di vista militare, e come il vecchio ponte di Santa Croce sarà infatti crocevia di eserciti e scenario di battaglie a partire dalle gesta del famigerato Marco Sciarra che farà tappa al ponte assaltando una colonna di rifornimenti per i soldati pontifici nel 1591. In seguito, nel 1601 quando i soldati corsi, chiamati a reprimere il brigantaggio in queste zone, si divertirono a buttare le pietre del parapetto nel fiume per il solo gusto di sentirne il tonfo in acqua. Nel 1799 quando sul ponte vengono fermate le truppe francesi dal brigante Sciabolone, impedendo così un'operazione di rastrellamento che il contingente voleva realizzare a Talvacchia. Dopo questo episodio il ponte sarà presidiato da guardie armate fino alla Restaurazione. Gli attraversamenti di truppe e le scaramucce e gli agguati ricominciarono all'arrivo dell'esercito piemontese, durante il processo di unificazione italiana, e da qui passò anche il famoso Generale Pinelli che alla fine smorzò la resistenza degli ultimi difensori dello stato pontificio.
Con l'arrivo della modernità fu necessario costruire un altro ponte, innalzato poco più a valle, dove oggi passa la strada nuova; in epoca recente la costruzione di una via ancora più veloce verso la capitale ha spostato il traffico dentro due gallerie.
Il ponte si erge ora a memoria delle epoche passate, interessante l'illuminazione che lo impreziosisce durante la notte con le panchine nei pressi degli imbocchi che offrono ristoro a chi si sofferma nei pressi del fiume con in sottofondo il rumore dello scorrere dell'acqua.

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