login
cerca

Primo paese che si incontra risalendo la vallata del torrente Abbusso, popolata anche dai centri di Gaico e dalla più nota Meschia.
La tradizione vuole che sia stato fondato da un cavaliere di Carlo Magno al quale avrebbe dato il suo nome, verosimilmente si rifà, come per l'omonimo comune nella provincia di Viterbo, al verbo "Roncare" che rappresentava l'azione di disboscare un'area con l'attrezzo della roncola, per trasformarla in pascoli o terreni coltivati. In realtà non esiste un vero centro di Ronciglione, che è più il nome della località, divisa infatti tra i centri di Piè la villa, che andremo a descrivere, Capo la Villa e Case Brunori. Probabilmente il centro nasce nel medioevo come una comunità composta da piccoli villaggi sparsi, con la chiesa di Santa Giusta come punto di riferimento. Questa oggi appartiene ad una serie di parrocchie della zona, storicamente facenti parte della diocesi di Fermo. Nella valle del Fluvione nel XI secolo era forte la presenza dei monaci farfensi, questi avevano diverse sedi sparse nel territorio, non troppo lontano era Santa Maria in Lapide, una delle più importanti abbazie della zona montana.
Dalle prime notizie storiche si sa che nel XIV secolo aveva una sua identità territoriale indipendente, un sindacato, compresa nei territori sottoposti al comitato ascolano, era inoltre sprovvista di un centro fortificato o comunque non ne è stata registrata memoria. Nel catasto ascolano del 1381 viene già citata insieme al vicino e più esteso sindacato di Osoli, dotato di statuto e di un rappresentante del governo ascolano. Dopo il XV secolo risulta fusa con quest'ultimo, formando un unico sindacato, in questo periodo le ricerche di Luigi Girolami, hanno riscontrato la presenza di Tamburino, capostipite della famiglia Tamburini di Monsampolo del Tronto. Dalla famiglia nasce uno dei personaggi dell'Unità d'Italia: Nicola Gaetano Tamburini. Nel XVI secolo la villa è ricordata in alcuni documenti testamentari del 1540, contemporaneamente era esploso il brigantaggio in quest'area, la repressione vedrà alla fine del secolo la presenza dei temibili soldati corsi, spesso più violenti degli stessi banditi. Nel 1798 con l'avvento della Repubblica Romana e il rinnovamento delle antiche leggi pontificie, si riorganizzano i sindacati che vengono trasformati in municipi, Ronciglione diventa il nuovo capoluogo del vecchio territorio di Osoli, compreso nel nuovo Cantone di Acquasanta, compreso nel Dipartimento del Tronto. L'esperienza repubblicana finisce a breve e si ritorna al governo pontificio fino all'arrivo di Napoleone nel 1809, che ripristina i precedenti ordinamenti. Il sentimento antifrancese esplode forte nella montagna e Ronciglione sarà uno dei centri della resistenza pontificia nel Fluvione, insieme alla vicina Abetito ed al territorio di Montegallo. Sempre nel 1809 viene rapito dai rivoltosi l'addetto delle poste di Venamartello, frazione di Acquasanta, che viene qui condotto per essere imprigionato. Passata la parentesi antifrancese, durante la restaurazione del 1816, il capoluogo ritorna ad Osoli ma conserva gli uffici amministrativi del municipio. Risulta però un "Annesso" della frazione Pescolla di Osoli in un indice dei comuni degli Stati Pontifici nel 1828, nel 1836 è segnalata come frazione distinta in una pubblicazione analoga. Nel 1831 si fa la proposta di creare il comune di Ronciglione, che avrebbe compreso le frazioni di Osoli, Colleiano e Pizzorullo, viene scelta perché il comprensorio già disponeva di un palazzo comunale e di un ufficio postale, ma poi la cosa non ebbe seguito. Concluso il processo unitario, si ricorda la fucilazione di Mattia Massimi, originario del paese e sostenitore della causa unitaria, ucciso da parte delle truppe di Giovanni Piccioni, poco tempo prima dell'arrivo dei piemontesi a San Gregorio, dove era detenuto. Nel 1867 lo stato riorganizza le amministrazioni territoriali italiane, effettuando la soppressione dei piccoli comuni, Osoli e la sua comunità entrano a far parte di Roccafluvione, con capoluogo a Marsia. Mano a mano che la popolazione della montagna emigrava all'estero o nelle città, il comprensorio di Ronciglione seguiva la tendenza della montagna e ad oggi rimane quasi abbandonato. Gli ultimi terremoti iniziati nel 2016 hanno danneggiato le poche strutture sopravvissute, in particolare la chiesa di Santa Giusta, che attende un restauro. Piè la villa lo si incontra ad un lato di un tornante, lungo la strada che sale dalla vallata a Gaico e Meschia. Si nota subito in alto tra gli alberi, la facciata della chiesa, con un viottolo che sale e prosegue oltre, verso un casa addossata al luogo sacro. Sotto vi è una stradina sterrata, che scende leggermente fino ad un grande spiazzo attorniato dalla vegetazione, dove si trova la fonte del paese. Poco più avanti si individua un'altra abitazione, dove un tempo si estendeva il caseggiato, del quale spuntano solo i resti dalla vegetazione.

Se vuoi condividere questa scheda sui social, puoi utilizzare uno dei pulsanti qui sotto: