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La maggiore delle chiese del centro storico di Monte Giberto, dedicata al locale santo patrono.
Si innalza sul punto più alto dell'abitato, affacciata sulla piazza principale ed attaccata sul retro all'antica cinta muraria. Non sono ben chiare le sue origini, oggi è stata identificata con la chiesa del "Santo Sepolcro", probabilmente di origine farfense. Forse legata alla corte di Santa Maria Mater Domini, sorta a poca distanza da Ponzano di Fermo, passata nel X secolo al vescovo fermano. Non è facile stabilire una data per la sua fondazione, si registra che durante il crollo di un edificio ad essa addossato, venne ritrovato un mattone con la data del 1090. Le prime menzioni però vengono dai registri delle tasse ecclesiastiche nel 1290, unica nella marca dedicata al Santo Sepolcro, qui col titolo di Pievania. Secondo alcuni, sarebbe possibile una sua eventuale fondazione da parte di militi della zona, tornati dalle crociate. Nel corso del XIV secolo, secondo gli studi di Giuseppe Santarelli, Monte Giberto annette il vicino castello di Podio, con la chiesa di San Nicola, molto probabilmente incorporata a quella del Santo Sepolcro. Tra le prove di questa tesi, si ricorda che la chiesa possedeva diverse proprietà nei pressi del fiume Ete, nell'area che ricadeva nell'antico feudo. Nel 1408 compare nei registri del vescovado fermano, dove si legge ancora della chiesa del Santo Sepolcro, conosciuta anche come San Nicola di Bari. All'epoca era nato un contenzioso sulle nomine dei rettori dei vari altari, in parte spettanti a Santa Maria Mater Domini ed in parte rivendicati dal vescovo. Nel corso del XV secolo, il titolo di San Nicola prende mano a mano il sopravvento. Viene elencata nel 1450 ancora con l'antico nome, sempre tra le dipendenze di Santa Maria Mater Domini. Ma negli inventari redatti dalla chiesa nello stesso anno, compare invece col titolo attuale e non vi è alcuna menzione di quello precedente. Continuando a leggere viene fatto l'elenco dei beni, si citano i vari altari e tra questi ricordiamo quelli di Santa Lucia, di Sant'Antonio e di San Pietro, sottoposti a Santa Maria Mater Domini. Nel 1476 si registra l'elezione del nuovo rettore della parrocchia, nel documento vi è riportato che il diritto di nominare i rettori, spettava alla famiglia nobile degli Euffreducci, legata alla storia di Monte Giberto. Altra conferma viene dal 1552 dove il patronato viene concordato a Maria Euffreduccia Orsini di Fermo, continuando a passare di mano ai membri della famiglia fino ad oltre il XVIII secolo. Dall'inventario del 1727 emergono le lacune sull'origine dell'istituto religioso, infatti già da allora ci si lamentava dell'assenza di documenti. Nel 1746 la chiesa viene completamente ricostruita con le forme attuali per volontà di Don Antonio Orsini, tre anni più tardi è riconsacrata dall'arcivescovo Alessandro Borgia. Nel 1763 si redige un nuovo inventario dove si leggono degli altari dedicati: alla Madonna della Sanità, a Santa Monica, a Santa Lucia ed alla Madonna di Loreto. Viene anche corredata di un prezioso organo di Gaetano Callido nel 1797. Dopo l'Unità d'Italia, l'annesso palazzo della Pievania viene occupato dagli uffici comunali, presenti ancora oggi.
La facciata spicca sull'angolo di Piazza della Vittoria, la principale del centro storico, affiancata dal palazzo municipale. Si nota subito il carattere monumentale dell'opera, realizzata interamente in mattoni in stile neoclassico, ma con ancora alcune reminiscenze barocche. La facciata poggia su un semplice basamento in mattoni, da qui si innalzano i semipilastri muniti di semplici capitelli, separati da una nicchia che scandisce i volumi. Saltano all'occhio gli angoli smussati della facciata, che danno maggiore profondità. L'ampio portale campeggia al centro della struttura, sopraelevato rispetto al piano della piazza, raggiungibile attraverso una scalinata a ventaglio. Questo è affiancato da due piccoli semipilastri, richiamo di quelli più grandi ai lati. Sopra l'architrave si stende un cornicione al quale si sovrappone un timpano irregolare, dal chiaro sapore barocco, con ricci decorativi ed archi spezzati. Più in alto una vistosa cornice divide in due la facciata, nella parte superiore si ripete il motivo architettonico della base, ma con dimensioni ridotte. Un grande finestrone incorniciato si apre nel mezzo, sormontato da un classico lunotto curvilineo. Ancora sopra corre un'altro ampio cornicione dove si appoggia il timpano triangolare, che segue il profilo del tetto, sulla cima è installata una croce in ferro. Il retro della chiesa è ben visibile dal parco sottostante e dalle rampe che salgono fino alla terrazza panoramica, permettendo un rapido accesso alla piazza alta. L'ampia abside semicircolare occupa gran parte del retro, affiancata dal bel campanile, quest'ultimo scandito sempre da cornici marcapiano e rinforzato agli angoli. Nella parte inferiore si notano delle ampie nicchie mentre nella faccia rivolta verso l'esterno, rimane il quadrante dell'orologio pubblico, ora non più presente. Questo serviva le popolazioni fuori le mura, per gli abitanti del castello invece, si faceva riferimento a quello un tempo presente nel palazzo della Pievania. Sulla cella campanaria si aprono stretti finestroni, più in alto un cupolino sempre in mattoni fa da tetto alla torre.
Entrati si oltrepassa il balcone in legno che sorregge la cantoria, con il prezioso organo a canne. La struttura interna è a navata unica, divisa sulle pareti da semipilastri ornati da capitelli in stile corinzio, delimitando gli altari laterali. Questi elementi sono tinteggiati di grigio mentre il resto delle pareti è bianco e privo di affreschi. Nel presbiterio vi è l'altare centrale in legno dipinto a finto marmo, mostra alti candelieri e diversi reliquiari. Nella nicchia sul retro al centro dell'abside, vi è custodita la statua di San Nicola di Bari, realizzata per la ricostruzione nel 1750 sempre da Don Antonio Orsini. Ai lati dell'altare due tele: sulla destra c'è l'Ultima Cena, commissionata dalla Confraternita del Santissimo sacramento, realizzata da un'artista fiorentino nel 1602. Dall'altro lato una Madonna del Rosario di buona fattura, risalente al 1580 e destinata alla chiesa della Madonna delle Grazie. Altre opere sono custodite negli altari laterali, si ricorda la statua della Madonna del Pianto degli inizi del XVII secolo. Il culto della vergine lauretana è molto sentito nella chiesa, dove è presente un'altare a Lei dedicato, con una tela del 1686 di autore ignoto. Infatti nella chiesa è anche venerata una una raffigurazione lignea della Santa Casa di Loreto, con al di sopra la Madonna con bambino, di fabbricazione settecentesca. Infine la Crocefissione con i Santi Antonio e Giberto, quest'ultimo con in mano una rappresentazione del paese, eseguito nel 1771 probabilmente dal pittore locale Gilberto Todini.

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