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Chiesa abbandonata della exclave di Piana della Forcella, nel comune di Ascoli Piceno.
Territorio oggi circondato dai municipi di Acquasanta Terme e di Roccafluvione, raggiungibile solo attraverso sentieri o strade sterrate. Sede di una cava di pietra arenaria, che ha in parte modificato il paesaggio. La chiesa si trova sul punto più alto della contrada, un colle affacciato sopra la valle del rio Tallacano e sulle frazioni acquasantane del comprensorio di Falciano e di Forcella di Roccafluvione. Conosciuta in passato con diversi titoli: Sant'Andrea di Gottare nel XV secolo e Sant'Andrea alle Piane nel secolo successivo. Il primo nome la mette sotto le dipendenze del castello di Gottare, oggi scomparso, che amministrava l'area nei dintorni di Arli, fino al confine con i territori dei castelli di Scalelle e Roccarionile. Il secondo invece lo lega alla contrada di piane, nome simile all'attuale toponimo, segnando la decadenza del castello, che lo vede sottoposto al sindacato di Venamartello alla fine del XVI secolo. Intorno al 1529, diventa patronato dei monaci agostiniani di Ascoli Piceno insieme ad altre chiese del territorio, insediati nella scomparsa chiesa di San Giorgio in Salmacinam. Nel 1575 il patrimonio della chiesa viene unito a quella di San Giovanni di Forcella, causando diverse proteste tra la popolazione, che nel 1606 ne è ancora proprietaria. Nel XVII secolo, rientra tra le chiese richieste dai monaci farfensi alla diocesi ascolana. Ne scaturisce un diverbio che dura parecchi anni, vedendo termine nella seconda metà del seicento. Da qui le fonti scarseggiano, probabilmente rimane in uso fino alla prima metà del XX secolo, per poi essere abbandonata come il resto del territorio circostante.
La struttura ha pianta rettangolare ed è realizzata in pietra arenacea locale, mostra i resti di un tetto a capriate lignee col pavimento non visibile, perché coperto dai resti del tetto ma forse anche questo in pietra. Al centro della navata c'è la fossa sepolcrale, oggi aperta e parzialmente riempita dalle macerie. Le mura sono ormai quasi del tutto scrostate dall'intonaco, nei pochi punti sopravvissuti si vedono sbiaditi resti di pitture. Più interessante è l'area presbiteriale, dove sulla parete dell'altare si vede un'abside semicircolare dipinta, chiusa successivamente da un muro, ora in parte crollato ed anch'esso affrescato. Da notare è che l'opera più recente, rappresenta gli stessi soggetti di quella absidale, che appaiono meglio conservati. Riconoscibile sulla sinistra la figura del Santo Titolare, con la consueta croce alle spalle, non ben identificabile è la figura sulla destra. Se si alza lo sguardo si può ancora vedere, grazie all'assenza del tetto, il piccolo campanile a vela.

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