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Antiche sono le origini del culto di Sant'Egidio nell'area picena: si fanno risalire all'arrivo in Italia dei franchi, il santo infatti era molto venerato dall'imperatore Carlo Magno. Si suppone che su una primigenia chiesa carolingia sia stata costruita, agli inizi del XII secolo, una nuova chiesa con monastero annesso, retto da un priore dipendente dall'abbazia di Montesanto, venendo successivamente ricostruita e ampliata nel XIV secolo in stile gotico. Ignoto è il passaggio dalle dipendenze dell'abate di Montesanto al Vescovo-conte di Ascoli: le bolle degli imperatori germanici la menzionano nel 1150, quando Corrado III la conferma tra le proprietà del Vescovo di Ascoli; nel 1193 la si trova nei territori del perduto castello di Ripa Quadrellara, riconfermato da Enrico VI sempre al porporato Ascolano. Altra fonte che la cita come possesso di Ascoli la fornisce il monaco cistercense vissuto nel XV secolo: Ferdinando Ughelli dice infatti che nel 1237 fu presa a protezione dal vescovo Marcellino. Durante la prima metà del XVI secolo si erano avviati un'altra serie di restauri che aggiornarono l'edificio allo stile rinascimentale: la facciata ed il portale risalgono al 1524, il secondo è stato attribuito da alcuni ai disegni di Cola d'Amatrice, mentre il campanile è di poco posteriore, venne eretto infatti nel 1555. Alla fine del secolo però inizierà il singolare percorso diocesano della parrocchia; nel 1586 per volere di Papa Sisto V l'abbazia di Montesanto, insieme alla chiesa di Sant'Egidio, entreranno a far parte della nuova diocesi di Montalto delle Marche, paese natale del pontefice. Nonostante il cambio di diocesi, l'elezione del parroco rimase diritto del Vescovo di Ascoli fino al 1986, quando, con l'accorpamento delle diocesi di Montalto, Ripatransone e San Benedetto del Tronto, il diritto fu estinto. Intorno al 1970 iniziò un decennio di restauri che interessarono l'altare e la zona presbiteriale, i controsoffitti settecenteschi che vennero demoliti riportando in vista le travature lignee del tetto. La sobria sagoma dell'edifico in pietra fa bella mostra di sé, defilata in un angolo della piazza un tempo occupata dall'incasato antico di Sant'Egidio; la facciata si alza davanti ad una porzione di piazza ancora lastricata da pietre di fiume. La facciata quadrangolare è impreziosita dal portale rinascimentale in travertino, affiancato da due piccole aperture tamponate di gusto gotico, al di sopra si apre uno spoglio rosone. Sul lato sinistro della facciata svetta la figura del tozzo campanile realizzato in pietra e mattoni, dove è installato l'orologio pubblico, sormontato dalla cella campanaria che si conclude con un pennacchio poligonale (alla base dello stesso si può ancora notare la cornice del vecchio orologio, ora rimurata). Gli interni sono piuttosto spogli e senza particolari decorazioni murali, se si escludono tracce di affreschi recentemente riscoperte; l'aula è suddivisa in tre navate separate da due file di colonne ottagonali, alte finestre gotiche provvedono a dare luce all'interno. Sul fondo della chiesa si apre l'abside semicircolare dove tre piccole finestre contribuiscono a dare risalto alla zona presbiteriale, nella quale si trova al centro l'altare, mentre sulla sinistra è collocata l'edicola neogotica che custodisce il tabernacolo. Attaccata alla chiesa c'è la moderna canonica che incorpora ancora i resti delle strutture del monastero medievale, altra probabile rimanenza è il pozzo che vi si trova davanti.

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