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Lo svettante campanile di Santa Maria di Scalelle, punto di riferimento delle comunità circostanti, da secoli sorveglia silente i crinali dell'antico feudo di Rocca Rionile. L'edificio sacro è ciò che rimane di un probabile insediamento di monaci benedetti dell'abbazia di Farfa che, dall'XI secolo, ricevettero questi territori in dono da Trasmondo di Hilperino e sua moglie, nobili di origine germanica. A Quei tempi la chiesa era chiamata "Santa Maria di Aliano" antico nome dell'insediamento scomparso alla quale era legata, citata insieme a Groliano che si suppone corrisponda a Colleiano. L'antica chiesa farfense si presentava di dimensioni assai più modeste e comprendeva l'area dell'attuale presiberio; nel 1549 come si legge sul grande arco interno, viene invece realizzata la navata e la relativa facciata addossata al campanile. Sempre in questi anni, come si nota dalla fattura dei muri meno raffinata rispetto alle tecniche edili farfensi, viene costruito anche il romitorio compreso nel complesso religioso. Sul finire del '500 il banditismo che dilagava nell'area fece del campanile della chiesa il nuovo punto di osservazione delle guarnigioni locali, prendendo il posto dell'ormai decaduta Rocca di Scallelle. Le finestre sono invece frutto di un restauro intorno agli anni '50 del XX secolo; sempre nello stesso periodo saranno rieseguiti anche i pavimenti ed il tetto. Nella modesta facciata si apre il piccolo portale principale, sormontato da un lunotto forse un tempo affrescato e l'architrave dove sono scolpiti la scala dello stemma di scalelle, il nome di Giacomo di Pandolfo, che finanziò l'opera, e la data del 1516; al lato svetta il piccolo campanile più volte rimaneggiato.
Entrati nell'edificio ad unica navata subito l'attenzione viene colta dalla nicchia affrescata nel XVI secolo, che custodisce una copia dell'antica statua di Santa Maria delle Scalelle, titolare della chiesa, la cui statua originale è stata rubata. L'unico altare è ornato da una serie di stucchi e di marmi dipinti di chiaro gusto barocco, risalenti al XVII-XVIII secolo, ai suoi fianchi le piccole porte di legno immettono nella sagrestia e nel romitorio. Lungo il lato meridionale della navata si apre un altro ingresso, sempre caratterizzato dall'architrave, sorretto da mensole decorate; nei pressi è collocata un acquasantiera rettangolare in travertino. Le nicchie alle pareti ospitano le statue di San Giuseppe, Sant'Antonio da Padova e San Vincenzo Ferreri, è presente anche una raffigurazione dell'Assunta. Il Grande arco che divide il presbiterio dalla navata è provvisto di una pietra in arenaria dove sono scolpiti due gigli, un sole col monogramma IHS e la data del 1549; al lato dell'ingresso principale rimane una piccola stanza, cui si accede attraverso un arco, che un tempo custodiva la fonte battesimale, ora alloggiata altrove. Molto sentita è la festa che si svolge a Ferragosto, in passato uno dei più grandi eventi del circondario, che richiamava numerosi visitatori e pellegrini devoti alla Madonna, animanti il piazzale antistante il sagrato della chiesa.

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