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Eretta sul limitare del pianoro dove negli anni ha preso piede il capoluogo di Marsia, chiuso tra le aspre sponde del Fluvione e le colline circostanti, dai frati farfensi che dimoravano nell'annesso convento scomparso. Dallo stile della cripta si fa risalire il primo luogo sacro tra VIII e IX secolo mentre nel XIII secolo viene costruita la chiesa superiore insieme all'abside. In seguito se ne perdono le tracce fino al XVI secolo, quando la ritroviamo al di fuori delle proprietà monastiche e gestita dal clero secolare, sotto il patronato delle nobili famiglie dei Falconieri e degli Odoardi, che ne eleggevano in alternanza il rettore. Mentre la quota degli Odoardi rimarrà invariata nel corso dei secoli, quella dei Falconieri passerà successivamente a diverse famiglie nobili ascolane, come i Malaspina, i Novelli ed infine ai Ciucci. Sempre nel XVI secolo veniva eretto un pregevole altare ligneo che conteneva la tela di Pietro Gaia; anche nel XVII secolo vengono aggiunti altri altari. Nel XVIII invece si interviene con dei grandi lavori, ingrandendo ed aggiornando l'edificio agli stili del barocco: vengono infatti costruite delle volte a vela a decorare il soffitto. Don Giuseppe Ciabattoni, parroco originario di Spinetoli, insediatosi nel luogo negli anni '30 del XX secolo, sarà fautore di numerose modifiche e trasformazioni che restituiranno la chiesa come ci appare oggi. Commissionerà all'architetto ripano Giuseppe Canali la ricostruzione del campanile con i materiali del precedente, crollato da tempo, la costruzione della canonica annessa alla chiesa e le decorazioni degli interni e delle volte del soffitto, ora scomparse. Inoltre sarà sempre il Ciabattoni a riscoprire la cripta, che al tempo veniva usata come legnaia, e a segnalarla alla sovrintendenza per un restauro. Subì grandi danni durante il terremoto del 1972 e si optò per un restauro alquanto discutibile, si tolsero tutti i soffitti decorati e vennero chiuse le finestre laterali durante l'abbassamento del tetto; alla facciata venne aggiunto l'attuale porticato ed i tre ingressi sotto di esso.
Varcato l'ingresso ci si trova in una lunga aula ad una sola semplice navata; le pareti conservano i resti delle decorazioni barocche ancora visibili e diverse opere pittoriche, tra le quali ricordiamo una tela che raffigura Santo Stefano con San Francesco Saverio, Sant'Alessandro e Sant'Odoardo, vi è anche un'altra tela della Madonna del Rosario, risalente al XVIII secolo. Dietro l'altare principale campeggia l'abside circolare dove un crocefisso ligneo del XVI secolo, ricavato da un unico pezzo di legno, è rischiarato dalle fioche luci che provengono dalle piccole monofore. Sotto la navata, in corrispondenza del presbiterio, si trova la cripta, raggiungibile ancora dalle scalinate laterali; l'ambiente suddiviso in tre navate, intervallato da colonne cilindriche sormontate da capitelli, si lascia ammirare per la gradevolezza delle sue volte. Sulla parete di una delle scalinate sono presenti le tracce di un affresco risalente al XIV secolo raffigurante una madonna che sotto al suo manto protegge una coppia, probabilmente i due committenti dell'opera. Danneggiata durante il terremoto del 1997 è stata restaurata e riaperta all'uso pubblico fino alle scosse del 2017, che hanno lesionato ancora la struttura.

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