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Al centro delle vallate tra Petritoli, Monterubbiano e Ponzano di Femo si trova questo interessante castello, adagiato su uno delle ultime alture che si ergono prima della confluenza dei fossi Rio e Cosollo. Secondo alcuni il nome è scaturito dal termine longobardo dal quale viene la parola "Trogolo" o nel dialetto locale "Trocchiu"; si sa che lungo questi fossi scendeva un tratto di una strada romana che collegava il fermano ad Ascoli e dunque all'importante via Salaria. I territori dove si trova il castello appartenevano, a partire dal VIII secolo, ai monaci farfensi della vicina chiesa di San Marco, dove al tempo si trovava l'insediamento di Santa Maria Mater Domini, sede dei religiosi; con la perdita di potere dei farfensi rientrerà nell'area di influenza della potente città di Fermo. Nel XIV secolo era un piccolo castello del comitato fermano e condividerà le sorti del capoluogo, subendo anche la signoria dei Da Monteverdee di Antonio Aceti; viene inoltre ricordato anche nel 1356 nelle Costituzioni Egidiane del cardinale Albornoz. Turbolento sarà il XV secolo per Torchiaro: nel 1415 viene saccheggiato e dato alle fiamme da Carlo Malatesta, durante la lotta contro Ludovico Migliorati, signore di Fermo e pochi decenni più tardi diventa possesso dello Sforza divenuto signore di Fermo; nel 1443 viene depredato dalle truppe aragonesi del Re di Napoli, giunte in zona per contrastare il dominio sforzesco nella marca. Per ultima, la tirannia di Oliverotto da Fermo segnerà l'inizio del XVI secolo; seguiranno periodi tranquilli per il castello, salvo qualche lite di confine con Ponzano, nel 1509. Diverso tempo dopo, nel 1763, vengono risegnati i confini con il comune di Monterubbiano. A partire dall'unità d'Italia diventa frazione del comune di Ponzano, nonostante la cosa non sia mai tanto andata a genio ai torchiaresi, che cercheranno di separarsi nel 1861, aggregandosi al comune confinante di Moregnano, ora frazione di Petritoli, nel 1878 con Fermo e nel 1881 con Monterubbiano, per poi ritornare stabilmente sotto Ponzano. Arrivati al borgo si è accolti dalle abitazioni costruite nei secoli posteriori al medioevo, intorno alle mura del castello; si consiglia di accedere al borgo passando per la porta medievale situata a meridione: qui gli stretti vicoli collegano le varie abitazioni, alcune di pregio. Le due vie parallele, che corrono lungo il paese, portano alla piazza dove sorge l'ottocentesca chiesa dedicata ai Santi Simone e Giuda, la prima taglia il paese in due e rappresenta il vero e proprio corso cittadino mentre la seconda corre più in basso, costeggiando le antiche mura, affacciata sopra la valle del torrente Cosollo. Ormai poco abitato rispetto al passato, mantiene comunque un certo decoro, donato dai pochi tenaci abitanti che ancora lo animano; percorso il caratteristico corso si raggiunge, come già detto, la piazza della chiesa dove si trova anche il monumento ai caduti, con un pezzo di artiglieria a memoria delle passate guerre mondiali. Davanti alla chiesa si esce dalle mura e si visita il torrione angolare quadrato della cinta muraria, dove, nei pressi, sorge anche un gradevole giardino dove si può sostare un attimo nella quiete del borgo, prima di riprendere il viaggio in queste terre.

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