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Sulla sommità del colle dell'incasato di Marano, si trova la parte più antica dell'insediamento. Un tempo qui sorgeva il castello feudale della dinastia dei Tasselgardeschi, in seguito l'area passa in mano alla città di Fermo nel XIII secolo che vi fa costruire una rocca. Con la demolizione della fortificazione l'area viene venduta ai Paccaroni che nel 1560 costruiscono la villa ed il giardino, in seguitò rienterà nei beni della famiglia Brancadoro e nel 1833 la villa passa nelle mani del comune che la trasforma in municipio ma nel 1848 viene acquistata dalla famiglia Travaglini, poi fusa con quella Grisostomi, attuali proprietari. Annessa alle proprietà dei Grisostomi vi è anche la chiesa di Santa Maria in Castello ed il Palazzo Brancadoro, che insieme alla villa ed ai suoi giardini sono peculiarità del castello maranese. La struttura principale si addossa alla cinta muraria settentrionale e ne incorpora una torre ristrutturata in stile neogotico, la facciata sommersa dall'edera presenta una decorazione pittorica a fasce rosse verticali, il portale principale si apre al centro. Il giardino antistante il complesso residenziale è tagliato in due dalla strada che introduce al borgo, un tempo corpo unico con la villa oggi è divisa da essa da un recinto in muratura e ferro. Vi si accedeva oltrepassando la cancellata che chiudeva il passaggio tra i due edifici annessi alla villa sul lato occidentale, a sud invece sono state eretti delle gradevoli terrazze affacciate sul mare sfruttando il percorso delle antiche mura dove svetta ancora l'altra delle torri superstiti riutilizzate nella struttura.
Villa Grisostomi, con il suo relativo parco che la circonda, si trova ad una quota di oltre 100 metri s.l.m, in una posizione dominante. L'ambiente naturale presenta dei caratteri di grande interesse, non solo per gli aspetti geologici, ma anche e sopratutto botanici. Su queste rupi baciate dal sole sono localizzate molte specie vegetali mediterranee rare tra cui il Mirto e due arbusti di Lenisco (che nei secoli tra il 1200 e il 1600 era molto apprezzato dai conciatori per l'alto contenuto di tannino, elemento che garantiva un elevato valore ai pellami). Sui ripidi versanti, inoltre, si sono riprodotte anche specie coltivate nel periodo medioevale ed oggi dimenticate come come l' erba medica legnosa "Medicato arborea" oppure la "Lavatera arborea". Sulle aree più impervie è nata spontanea l' Agave, pianta originaria del continente americano. Intorno serpeggiano le pinete d' Aleppo, diffuse nel litorale piceno nel corso del XIX secolo, anni in cui le prime piante furono introdotte dalle storiche pinete D'avolos di Pescara. A ridosso della Villa Grisostomi si colloca uno degli ultimi "giardini d' aranci" del piceno, un luogo delle delizie, dove si vanno ad integrare le attività produttive e ludiche. Queste coltivazioni sono documentate nella costa marchigiana già sul finire del XIV secolo.

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