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Si alza su un basso colle, poco sopra la piana del fiume Mavone quasi all'ingresso della valle Siciliana. Oscuro è il suo passato e alcune dicerie popolari lo vorrebbero fondato dai saraceni, secondo altre invece la si vuole fondata dagli esuli della scomparsa città romana di Pitinia, sorta in un punto imprecisato lungo il fiume, la scarsità di notizie e di fonti comunque non permettono al momento di fare altre ipotesi. In epoca angioina faceva parte come castello autonomo del comprensorio della Valle Siciliana, già dal XIV secolo dominio degli Orsini; fino al XIX secolo era conosciuta con il nome di Castel del Petto. I pochi documenti compaiono tra XIII e XIV secolo nei registri delle tasse si parla nel 1324 della chiesa di San Salvatore, oggi ridotta a rudere, che sorge a poca distanza dal castello. Dal punto di vista della suddivisione feudale si registra la presenza dei De Sterlich forse a partire dal XVI secolo ma nelle documentazioni del secolo successivo, si vede però metà del feudo in mano alla famiglia dei Castiglione. Nel 1526, il dominio della Valle Siciliana passa dagli Orsini agli Alarcon-Mendoza per volontà di Re Ferrante d'Aragona; nel 1748 consegna all'amministrazione regia il Catasto onciario. Castel del Petto sul finire del XVIII secolo, costituiva una propria università che non includeva altre ville, ma con l'arrivo dei moti portati dalla rivoluzione francese vengono sciolte le antiche amministrazioni e abolita la feudalità. Il suo piccolo municipio sarà quindi inglobato al nuovo governo di Tossicia nel 1807, per poi passare nel 1815 al comune di Castiglione della Valle. Con l'unità d'Italia il paese assiste alle rivolte dei briganti filoborbonici scoppiate contro il nuovo regno. Nel primo novecento il Romani descrive gli abitanti del castello come persone diverse da tutte le altri genti dei villaggi circostanti, riporta le dicerie che in principio fosse abitanto dagli zingari e che non viveva di agricoltura ma piuttosto erano dediti al commercio di bestiame ed altri prodotti agricoli. Dal 1928 il comune viene rinominato "Colledara". Nei primi anni '80 del XX secolo viene costruita l'autostrada A-24 che quasi sfiora l'incasato tanto gli si avvicinano i suoi ponti, andando a violarne il panorama, ed oltre alla grande opera paga anche il prezzo talvolta di una certa trascuratezza. Nonostante tutto conserva degli scorci interessanti nel centro storico, l'abitato è organizzato su due livelli divisi dalla piazzetta principale, verso valle c'è la parte antica dove si trovano i resti del castello e della cinta muraria, inglobati dalla chiesa di Santa Lucia. Ai piedi della scalinata per la chiesa, si apre la piccola piazzetta centrale e da qui, le piccole vie si diramano per il più recente borgo addossato intorno al castello. Caratteristiche di Villa Petto sono le sue piccole abitazioni addossate l'una all'altra e sembrano mancare i grandi palazzi nobiliari che spesso popolano i vari centri storici. Questo oltre alla sua fumosa storia e alle varie dicerie ammantano il paese di un'alone di mistero, rendendolo affascinante.

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