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Tra le Valli del Tordino e del Vomano, a poca distanza dal capoluogo provinciale, la variopinta figura di Canzano, incastonata sulla cima di un colle, emerge dai crinali circostanti. Dibattuta è la toponomastica del luogo che secondo alcuni rimanda ai romani e alla famiglia degli Atti, che avrebbero qui fondato l'insediamento di "Campus Attianus", divenuto in seguito Canzano; secondo un'altra ipotesi fu costituito da un gruppo di saraceni dai quali deriverebbe la famiglia De Nigris. La storia vuole che come tutti gli insediamenti castellani si fondi all'alba dell'alto medioevo, difatti le prime apparizioni del castello si hanno nel 1127 sulle carte della diocesi di Teramo e nel 1150 quando, nel "Catalogus Baronum", un registro dei feudi redatto dai normanni, si concede il dominio sul castello a Mattaleone da Canzano. Ai Normanni si sostituiranno gli Svevi, che cadranno nel 1266 con l'arrivo dei francesi, rappresentati da Carlo I d'Angiò che, diventato re, concede nel 1271 il feudo canzanese alla famiglia dei Trasmondi. Nel 1316 si registra la prima apparizione della famiglia degli Acquaviva tra i possessori di Canzano, nel corso del secolo successivo acquisteranno sempre maggiori quote del feudo, fino a diventarne gli unici padroni; nel 1424 Andrea Matteo II Acquaviva era diventato l'indiscusso padrone del castello e delle sue pertinenze. L'egemonia degli Acquaviva apparirà incontrastata, ma nel 1438 Canzano deve sottomettersi allo Sforza che, battuto Giosia Acquaviva, si accorda prendendo possesso di tutti i feudi tra il Tronto ed il Vomano fino al 1446, quando, cacciato lo Sforza, vengono riconfermati da Alfonso d’Aragona ai duchi d'Atri. Un evento che segnerà la storia del castello sarà l'apparizione della Madonna, avvenuta nel 1480: per devozione verrà costruita la chiesa della Madonna dell'Alno che, trasformata nei secoli successivi, ancora oggi celebra e ricorda questo importante avvenimento canzanese. Nel 1526 il Re di Napoli Carlo V decide di concedere in feudo Canzano a Ferdinando Alarcon-Mendoza e da qui inizieranno continue dispute con i precedenti padroni di casa, i potenti Acquaviva, che termineranno solo nel 1645, quando Giosia II Acquaviva e Alvaro Alarcon-Mendoza raggiungeranno un accordo. Con il XVIII secolo il regno di Napoli finisce in mano agli austriaci Asburgo che favoriranno le scienze e le arti: per Canzano sarà un periodo prospero e sarà dimora di parecchie famiglie nobili, ma sul finire del secolo inizierà anche qui lo scompiglio portato dagli ideali della rivoluzione francese. Tra il 1806 e il 1815 l'arrivo dei francesi e di Napoleone porterà all'abolizione dei privilegi feudali e al clero, mantenuti anche nella successiva restaurazione da parte dei Borbone, con la nascita del Regno delle due Sicilie, che durerà fino all'unità italiana.
Nell'epoca contemporanea il paese è divenuto famoso per il suo tacchino alla canzanese, salito alla ribalta quando fu scelto come pasto per gli astronauti della missione Apollo 11 che sbarcò sulla luna; altri punti di forza del paese sono i merletti a tombolo e le tradizioni musicali, portate avanti dalla famosa banda, ancora assiduamente frequentata dai cittadini. Va anche ricordato il terremoto che ebbe come epicentro proprio Canzano nel 1951.
Arrivando a Canzano si è accolti dalla graziosa mole della Madonna dell'Alno, che giace poco fuori il centro storico, un tempo aperta campagna; continuando si costeggiano le mura e si incontra il torrione, simbolo del paese. Arrivati alla sommità del colle c'è un gradevole terrazzo sulla Val Vomano, dove si scorge, poco lontano, guardando verso mare, la chiesa di San Salvatore; entrando nel paese dopo un'altra breve salita ci si immette in una piccola piazzetta dove Via Roma, il corso principale del paese, ha inizio. Il corso ha la caratteristica di essere stretto all'inizio allargandosi poi fino a raggiungere la piazza centrale, lungo l'asse viario si affacciano i palazzi dei notabili del luogo. Canzano appare ricco di palazzi nobiliari che si accalcano in tutto il centro storico, numerose erano le famiglie importanti che avevano qui la residenza a sottolineare l'importanza o la salubrità del luogo. Nella piazza si nota il grande spazio lasciato dalla chiesa di San Biagio, della quale rimangono solo alcuni ruderi, sopravvive soltanto il piccolo oratorio della Congrega del Santissimo Sacramento, un tempo annesso all'edificio sacro scomparso. Le poche vie interne si snodano tra i palazzi e le poche case popolari, interessante è la stretta rua de Berardinis davanti al Palazzo Comunale, che scende fino alla strada che costeggia la cinta muraria. Poco distante si può ammirare anche la facciata della piccola chiesetta dismessa dell'Annunziata, affiancata da casa Piersanti, con il caratteristico terrazzino in cotto. Il borgo va visitato soprattutto in occasione di alcuni eventi come la sagra del tacchino o Lu vine fa canta', dove le vaste cantine dei palazzi nobiliari vengono aperte al pubblico; sempre sottoterra ricordiamo di prenotarsi per una visita alla scenografica neviera di Palazzo De Martinis. Sebbene piccolo Canzano racchiude grandi tesori sia storici che culinari che garantiscono una piacevole visita!

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