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La quercia si trova lungo la strada che da Castignano porta a Ripaberarda, sull'angolo che questa fa con la comunale che conduce a Capradosso. Appartiene alla famiglia Villa e il suo proprietario, Franco, abita proprio la casa situata a pochi metri. La quercia è la testimone più vicina e diretta dei tragici fatti di quella primavera del 1944. Era il momento del "Passaggio del Fronte". In un agguato di partigiani era stato ucciso un soldato tedesco e il comandante del reparto, ligio agli ordini di Hitler, diede subito ordine di eseguire la rappresaglia. Giunti sull'aia della famiglia Villa vi trovarono il giovane Domenico, ragazzo di 20 anni e, senza neppure dirgliene il motivo, gli scaricarono addosso i loro fucili. Il padre Giuseppe, in quel momento dentro casa, sentendo gli spari, corse fuori e, visto il corpo agonizzante del figlio in terra in una pozza di sangue, gli si gettò sopra, gridando disperato: "Figlio mio! Figlio mio!". Una disperazione di breve durata, il tempo che i tedeschi scaricassero anche su di lui le loro armi, uccidendolo sopra il corpo stesso del figlio. Finita l’operazione a casa dei Villa, i tedeschi si spostarono presso un'altra casa di contadini e uccisero altri due uomini. A questo punto, il comandante tedesco ritenne che potesse bastare, e si recò al suo Comando a fare rapporto di ciò che era accaduto. Ai suoi capi, che gli chiedevano se ne avesse uccisi 10 di italiani, come ordinato da Hitler, egli rispose: "Eh! Anche di più!" (dobbiamo ringraziarlo per averne risparmiati almeno 6?). Qualche anno dopo, come ogni anno e come in tutti i paesi, anche a Il Monte si svolgeva la festa patronale e uno dei "festaroli" era Francesco Villa, fratello di Giuseppe e zio di Domenico. Egli, essendo avanzati dei soldi, propose e ottenne che, con essi, venisse eretto un cippo in memoria dei caduti. Sembrò a tutti naturale scegliere, come posto, l’ombra della grande quercia dei Villa, la quercia che aveva assistito impotente allo scempio e che, da allora, custodisce sotto le sue ali materne l’immagine e il ricordo delle povere vittime.
Al di là di questi drammatici episodi, la quercia ha sempre assolto a un importante incarico nell'economia della famiglia Villa. Sopra la sua "crocinara" (termine con cui in dialetto si identifica l'apertura del primo palco di rami) la famiglia per decenni ha alloggiato la "fascinara", cioè la catasta di fascine derivanti dalle potature. C'era un duplice motivo per collocarla così in alto. Il primo era il fatto che, a quell'altezza, non a contatto col suolo, la legna seccava prima. Il secondo motivo era di ordine... "psicologico": sapendo di dover andare ogni volta a prendere una fascina in un posto così scomodo, si cercava di far durare il più possibile quella già prelevata; in tal modo la catasta durava di più.

Valido Capodarca

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