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Castello scomparso nei pressi della chiesa di San Marco, nell'omonima contrada a Ponzano di Fermo.
Nasce a ridosso della corte farfense di Santa Maria Mater Domini, con lo scopo di difendere i coloni ed i monaci da ogni genere di minaccia. Si trovava probabilmente sull'altura davanti alla facciata della chiesa, ben difendibile da ogni lato ed a pochissima distanza dal complesso religioso. Segue la storia della corte quando l'abate Ildebrando detto il "Dissoluto" la cede in parte a privati, è ricordato nei processi contro le usurpazioni ai danni dei farfensi, avvenuto nel 1067. Qui si apprende che la corte con i suoi beni, era stata concessa ai monaci di Giovanni di Oberto. In quell'anno tutta la corte con le sue pertinenze era già passato interamente in mano al vescovo di Fermo, da qui segue la storia amministrativa della città fermana. Segue le signorie che si succedono al potere, la prima istituita da Mercenario da Monteverde iniziata nel 1331 e finita nel 1340. Segue Gentile da Mogliano nel 1345, cacciato nel 1355 da cardinale Albornoz, che ripristina il potere pontificio in città. Il castello è elencato nelle "Costituzioni Egidiane" nel 1356, volute dal cardinale per riportare ordine nella turbolenta regione, nel 1360 dichiara signore Giovanni Visconti da Oleggio. Costui però muore nel 1366, lasciando spazio alle fazioni cittadine che riprendono vigore, portando alla signoria di Rinaldo da Monteverde tra 1375 e 1379. Sul finire del secolo c'è Antonio Aceti e la sua famiglia a dirigere il governo tra 1393 e il 1396, col nuovo secolo si assiste all'ascesa di un forestiero: Ludovico Migliorati. Proveniente da Sulmona, in Abruzzo, è investito della contea fermana da suo zio il pontefice Innocenzo VII, che però poco tempo dopo muore. Il successore Gregorio XII rivuole indietro la contea ma Ludovico si rifiuta, dando inizio ad una serie di conflitti contro la chiesa e contro Ascoli. Le truppe di quest'ultima, guidate da Galeotto Malatesta, venute nel fermano ad indebolire la signoria, passano vicino al castello nel 1415. Nel 1428 la città torna sotto la Santa Sede dopo la morte del Migliorati, ma la pace ha breve durata e già nel 1433 si ricade sotto la feroce signoria di Francesco Sforza, che soggioga gran parte della marca in breve tempo. La dittatura sforzesca crea numerosi scontenti, nel 1443 alcuni uomini di Petritoli assaltano un distaccamento di truppe di Alessandro Sforza, fratello di Francesco. Riescono facilmente ad avere la meglio ed esultanti, si recano nel vicino castello di Torchiaro dove però incontrano il grosso dell'esercito che li cattura. La vendetta è terribile, vengono assaltate e devastate Torchiaro, Moregnano, il castello di Longiano e quello di Santa Maria Mater Domini che viene praticamente distrutto. I primi due saranno ricostruiti ed oggi sono giunti fino a noi, gli altri non vengono riedificati e le popolazioni si uniscono ai castelli vicini. Il ricordo viene tramandato dalla chiesa di San Marco, che ancora per qualche tempo continua a portarne il nome. Dopo la sua fine i comuni limitrofi di Ponzano, Grottazzolina e Monte Giberto si scontrarono per la spartizione dei suoi territori. La situazione degenerò in maniera violenta costringendo le autorità fermane, ad intervenire nel 1449 gettando l'interdetto su Monte Giberto. Intanto negli inventari di 1450 di San Marco è elencato il "Castellare", termine che si riferisce ad un castello senza più le difese, ridotto ad abitazione. Riesplodono gli attriti stavolta con Grottazzolina nel 1463, con morti e feriti, alla fine si giunge alla pace stabilendo nuovi confini. Si è a conoscenza di un po' del territorio amministrato dalla corte e difeso dal castello, sono presenti alcuni villaggi costruiti intorno ad altrettante chiese campestri. Chiamati anche "Vichi" sono: il vico di San Pietro, il vico di Sant'Andrea ed il Vico di San Michele. Oggi non rimane più nulla del castello e non è ben conosciuta nemmeno precisamente la posizione, comunque molto vicina alla chiesa di San Marco.

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