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L'ex chiesa di Sant'Ilario è ubicata alla periferia di Ascoli Piceno, nelle immediate vicinanze delle antiche catacombe della città che accolsero le spoglie del santo patrono Emidio. La struttura, che oggi è divisa al piano terra in due ambienti separati da un corridoio di passaggio, ha subito nel corso dei secoli numerosi cambiamenti.
La probabile edificazione dell'edificio, in origine di forma rettangolare, avvenne nella prima parte del X secolo da parte dei frati Benedettini dell'Abbazia di Farfa, come suggerisce l'intitolazione e la vicinanza al sepolcro di Sant'Emidio. L'ordine Benedettino era molto devoto oltre che ad Emidio anche ad Ilario, martire viterbese, i monaci infatti, avevano dedicato varie chiese nell'Italia centrale ai due santi.
Della sezione più antica della chiesa restano le mura laterali e la facciata costruite con materiali eterogenei, sicuramente recuperati dalla demolizione di edifici romani. Come i blocchi di travertino squadrato, nella parte bassa, e quelli nella parte alta costituita da pietre quadrate disposte a reticolo diagonale, vi sono molteplici frammenti di iscrizioni, bassorilievi e fregi floreali disposti in maniera casuale.
A partire dal XI secolo il tempio sacro era officiato dai monaci Benedettini aderenti alla riforma Camaldolese iniziata da San Romualdo, i quali conducevano un'esistenza sia comunitaria che eremitica. Nel 1137 la chiesa fu affidata dal Vescovo Presbitero ai monaci Camaldolesi di Fonte Avellana delle Marche del nord, che in pochi anni ingrandirono l'edificio che assunse la forma della lettera "T" ovvero a "Croce Commissa", con l'aggiunta di un transetto, attualmente nella sezione di sud-est, un’abside ed un campanile oggi non più presenti. I monaci gestivano inoltre un "hospitale" per i pellegrini e viandanti, struttura adiacente alla chiesa che era posizionata in un contesto molto importante, infatti si trovava nelle vicinanze di Porta Solestà uno dei principali accessi di Ascoli. I frati avviarono inoltre numerosi lavori di abbellimento di carattere artistico come affreschi di cui restano alcune tracce nell'ambiente posto a nord-ovest. Le opere furono portate a termine nel 1165 come attesta una iscrizione sul lato esterno di levante, non accessibile al pubblico. Gli Avellaniti rimasero in possesso della chiesa di Sant'Ilario fino al 1569 quando la loro congregazione fu abolita ed il complesso fu inglobato nelle proprietà del Seminario Vescovile ascolano.
Nel XVIII secolo l'edificio subì lavori di ristrutturazione, dal corpo del tempio fu ricavato un piano superiore che venne usato come appartamento del sacerdote, la chiesa ridotta al solo transetto e la navata trasformata in locali per uso agricolo.
Dopo l'Unità d'Italia, e la conseguente confisca dei beni ecclesiastici, Sant'Ilario fu venduta a privati e trasformata in casa colonica. Dal 1998 il complesso architettonico appartiene al comune, che lo ha restituito e concesso all'associazione "Sant'Emidio nel mondo" che si occupa della valorizzazione del patrimonio storico cittadino.

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