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Capoluogo del comune sparso di Crognaleto affacciato sopra le ripide vallate del Vomano, insieme alla dirimpettaia Tottea eretta sulla sponda opposta. Da questa postazione si poteva sfruttare la trafficata strada di collegamento che attraverso il Passo delle Capannelle collegava l'Aquila al teramano, forse conosciuta al tempo dei romani come la strada Metella, caduta in disuso durante l'epoca barbarica e tornata agli antichi fasti nel medioevo quando si suppone nasca l'abitato.
Poche sono le notizie storiche relative al paese che prende il nome da un antico termine che indicava la presenza di sorgenti, tra le rare notizie storiche si sa che nel 1447 Nerito viene chiamato insieme ad altri centri a pagare una tassa al Regno di 37 ducati. All'epoca era a capo di una sua università che sotto il governo degli Acquaviva sarà annessa al comprensorio della Montagna di Roseto fino all'estinzione della dinastia avvenuta nel 1760, in seguito entra a far parte dei beni amministrati direttamente dal Regno. Storiche sono le rivalità con la vicina Tottea, nel XVII secolo erano sorte diverse liti a causa di alcuni pascoli contesi e si erano da subito raggiunti degli accordi che nel 1726, i sindaci delle rispettive comunità, si impegnarono nuovamente ad osservare dato che la situazione era nuovamente degenerata.
Con l'arrivo della rivoluzione francese anche nel Regno di Napoli viene soppressa la feudalità e vengono istituiti i nuovi comuni, nel 1813 dalle ceneri della Montagna di Roseto nasce anche il nuovo municipio di Crognaleto nel Circondario di Montorio, che andrà a comprendere anche Nerito. Si andava preparando l'Unità d'Italia che riaccese gli ultimi focolai di brigantaggio nelle montagne teramane, si racconta infatti che la resistenza degli abitanti alle nuove istituzioni fu piuttosto dura e si arrivò ad uccidere il sindaco della comunità. Tornata la calma nel 1880 la sede comunale viene spostata da Cervaro a Nerito che nel frattempo era diventato uno dei paesi più popolati della zona con un conseguente boom edilizio che ne farà tra i maggiori centri della zona. Si costituisce nel Regno d'Italia la primitiva provincia di Teramo che prevedeva due circondari e vari mandamenti, il comune di Crognaleto ricadeva in quello di Montorio fino a quando le riforme nel 1927 introdussero i cambiamenti che portarono la provincia ad essere com'è oggi.
Sebbene provato dal fenomeno emigratorio tipico della montagna a partire dalla fine dell'ottocento, Nerito si mantiene ancora piuttosto popolato continuando a mantenere vivo il ricco repertorio di usanze tipiche. Le tradizioni sono una delle caratteristiche che contraddistinguono il paese, la più spettacolare è il cosiddetto Fuoco di Natale: grandi quantità di legna alimentano un gigantesco falò che arderà nella piazza del paese ininterrottamente dalla Vigilia di Natale fino all'Epifania. Altra tradizione è quella dell'Erede che si svolge durante il carnevale e consiste in un corteo che passa per tutte le case del paese dove è presente un primogenito ed esegue una serie di rituali.
Per quanto riguarda l'artigianato Nerito era famoso per i suoi fabbri e l'arte del ferro battuto.
Il grande incasato è cresciuto in maniera abbastanza casuale disponendosi dall'alto verso il basso quasi a forma di ventaglio, diverse vie lo attraversano e altrettante piazze si aprono al suo interno, la maggiore è Piazza Indipendenza, sita al centro del borgo dove si svolge il tradizionale Fuoco di Natale. Si arriva in paese dalla parte bassa ed una rotonda si dirama per le varie strade che lo attraversano, la prima sulla destra raggiunge la chiesa di San Pietro, eretta nel XIX secolo, adiacente ad un piccolo parco giochi dirimpetto ad uno più grande. Caratteristica che salta all'occhio sono le pavimentazioni nelle vie interne e nelle piazze dove realizzano anche dei motivi decorativi, le abitazioni sono piuttosto recenti o comunque hanno subito vistose ristrutturazioni, rari sono gli edifici più antichi mentre in altri rimane solo qualche traccia del passato tra le murature. Nella parte bassa di Nerito si trova via Battisti dove sorgono il municipio e alcune delle abitazioni più pregevoli dell'abitato, la strada prima di risalire verso la piazza principale, lambisce una terrazza panoramica con una fontana e delle panchine dove il visitatore può posare il suo sguardo sulla vallata sottostante. Risalendo si passa affianco ad un'interessante palazzo del XIX secolo, e tornati in piazza si può raggiungere la parte più alta per via Garibaldi che dalla piazza raggiunge la graziosa edicola in capo al paese, si può scendere passando affianco ai resti di una casa torre. Mano a mano che ci si allontana dal centro e si raggiungono le propaggini dell'abitato le case si fanno sempre più di recente fattura e le vie lasciano spazio agli orti ed ai boschi, perdendosi nelle scenografiche mete che abbondano nella vallata.

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