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Cesare Nobili fu un uomo d'armi che prese parte a molte vicende di guerra nella marca fermana nella prima parte del Cinquecento. Le prime notizie che attestano le sue azioni partono dal 1533, quando il Nobili comanda insieme a Girolamo Brancadoro da Fermo le truppe fermane contro gli ascolani. Contrasta gli avversari presso Fiastra, nel maceratese, e in seguito dispone le truppe sotto la sua giuda sul fiume Ete, per impedire al nemico il passaggio, riuscendo nell'intento. Pochi giorni dopo raggiunge Brancadoro a Corridonia, dove vi erano stati degli accesi scontri armati, risolti a favore delle truppe fermane. Le ostilità tra le due città vennero fermate, sempre nel corso del 1533, dal vice legato della Marca su ordine di Papa Paolo III Farnese. Cesare tornerà alla ribalta grazie alla conquista del suo castello natale, Montottone, e di Monte San Pietrangeli, nel 1536; per questi avvenimenti viene condannato a morte in contumacia da Paolo III, che invia un esercito per sedare le rivolte scoppiate nel fermano. Ma nel XVI secolo le sorti variavano rapidamente e dopo pochi mesi il Nobili fu addirittura inviato dai suoi concittadini a Roma insieme a Felice Montani per giurare fedeltà alla Santa Sede. Nel 1537 si trova a Fermo dove accoglie insieme ai maggiori esponenti della città il figlio del pontefice, Pier Luigi Farnese, che presiedeva un consiglio importante nella chiesa di San Francesco. Cesare diventerà un personaggio di spessore sia in ambito militare che diplomatico; è accertato che per diversi anni si recherà a Roma per ambascerie. Muore nel 1550.

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