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Cinta muraria che protegge ancora in parte, l'abitato medievale di Tortoreto.
Abbastanza singolare in quanto il centro storico è costituito da due centri murati, separati un tempo da una valle e probabilmente collegati tramite un ponte mobile, del quale rimangono solo i resti alla base della torre dell'orologio. Difficile riuscire a dipanare la storia della struttura fortificata, probabilmente in principio le prime difese venivano erette a protezione del quartiere di "Terravecchia". Si possono solo fare delle ipotesi riguardo alla stesura della prima cinta muraria, probabilmente eretta dai monaci cassinesi, in seguito passata in mano al Vescovo di Teramo ed ai suoi vassalli, i così detti "signori di Tortoreto". Fin dalle origini sfruttava i declivi che lo circondavano per aumentare le capacità difensive, nell'angolo occidentale forse si trovava la torre di comando, dove si poteva perpetrare l'ultima resistenza agli assedianti. Si vuole che la torre dell'orologio sia stata eretta sotto il governo della famiglia di Agoto a partire dal 1279, in epoca angioina, quando probabilmente era protetta da mura solo Terravecchia. Nel 1386, il castello entra a far parte dei feudi del futuro ducato d'Atri, donati da Re Carlo III d'Angiò-Durazzo ad Antonio d'Acquaviva. Probabilmente dopo questo periodo viene murato anche il quartiere di Terranuova.
Sotto gli Acquaviva verranno risistemate le mura, probabilmente tra XV e XVI secolo, aggiornandole alle nuove esigenze dell'artiglieria e migliorandone le capacità di risposta al fuoco, con una nuova porzione murata vengono anche congiunti i due quartieri. Saranno munite di una base inclinata detta scarpa, per meglio assorbire le cannonate; viene anche costruita una nuova torre rotonda, ancora esistente nell'angolo nord-orientale di Terranuova. Continuerà le sue funzioni nei secoli successivi, soprattutto per la protezione dai briganti, frequenti nei pressi del confine con gli Stati Pontifici. Mano a mano sarà inglobata nelle abitazioni o demolita, soprattutto nella porzione meridionale, dove si accresceva il borgo sottostante il castello; non si registrano nell'arco della sua storia, notizie su assedi o invasioni.
Si inizia a percorrere la cinta muraria a partire dallo sperone all'angolo occidentale del paese, dove si trova la mole di palazzo Liberati. Qui probabilmente sorgeva la rocca, ma a causa delle diverse demolizioni, attualmente rimangono solo i basamenti delle mura con le scarpature ed i resti dei terrapieni; l'area appare recentemente restaurata. Si prosegue verso mare, seguendo la strada provinciale dove le tracce delle mura si perdono inglobate dalla facciata del Palazzo de Fabritiis, oggi municipio. Alcuni tratti compaiono nuovamente più avanti, tra le case, dove si trova un bel balcone sorretto da due arcate che si aggrappa alle scarpature, intanto si scorge oltre, il basamento di una torretta quadrata in corrispondenza della torre dell'orologio.
Ora si arriva alla parte centrale del paese, dove si trovava la valle che separava i due quartieri, in seguito divenuta il Campo della Fiera, raggiungibile passando sotto il ponte raggiungibile attraverso la rampa che lo affianca. Qui si fa complessa la lettura del tessuto difensivo, la base della torre dell'orologio sembrerebbe originale, come i basamenti visibili sotto le volte del ponte. La muraglia ricomincia in corrispondenza di Terranuova, non sono visibili giunture tra le cinte dei due quartieri.
Qui, le mura sembrerebbero più recenti e sono meglio conservate, sebbene siano totalmente assenti nel lato meridionale, inglobate ormai tra le abitazioni; se ne percorre il perimetro continuando lungo la strada provinciale fino alla fine del quartiere. All'angolo del quartiere, in prossimità di un incrocio, forse un tempo era presente un torrione di difesa, oggi invece sostituito da una abitazione più recente, le mura qui proseguono rette fino alla torre rotonda, passando per il retro della chiesa di San Nicola. Dopo aver ammirato quel che rimane delle forme del torrione d'angolo, si prosegue oltrepassando un'abitazione eretta a ridosso delle difese, ci si ritrova quindi nella circonvallazione a nord, dove si trova il giardino col belvedere. Scorgiamo il tratto meglio conservato della cinta, questa segue un'andamento irregolare, prima continuando in linea retta dal torrione tondo, poi inizia a rientrare con una curva fino all'unica porta castellana superstite. Si arriva quindi al Campo della Fiera dove si nota l'angolo murato che prosegue fino al ponte, dalla parte opposta si trova il convento di Sant'Agostino, una delle ultime ristrutturazioni però ha alterato le precedenti strutture. I resti riemergono sul basamento della chiesa per poi scomparire nella vegetazione che precede il Giardino di Anthea, dove si può risalire verso il centro storico, al cospetto di palazzo Liberati.

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