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Brigante: parola che per taluni può significare assassino o delinquente, ma per altri significa eroe o comunque qualcuno che combatte il potere costituito, diventando, in un certo senso, paladino della gente comune.
In questa visione il popolo ha spesso idealizzato il brigante, partorendo il mito dell'uomo avventuroso che, ribellandosi al potente di turno, in certe occasioni aiuta i poveri meritandosi la fama. Uno di questi eroi è Marco Sciarra, che si ritrovò ad essere ammirato da molte persone e temuto da tutti i governanti. Egli si autodefiniva "Flagello e missionario di Dio contro gli usurai e possessori di ricchezze superflue", e grazie alle sue lotte contro gli spagnoli che dominavano l'Italia del sud, fece diffondere la sua fama di brigante cortese (specie con il genere femminile). Si vociferò un "incontro" con il sommo poeta Torquato Tasso, quando la sua banda circondò la sua carrozza; quando egli scoprì che aveva assalito l'autore della Gerusalemme Liberata, gli si inginocchiò professandosi suo estimatore... peccato che la persona non era l'illustre Tasso, ma un suo accompagnatore.
Furono prevalentemente le terre tra l'Abruzzo e la marca ascolana a subire le gesta della banda di Sciarra, ma non si disdegnò neanche qualche incursione nelle Puglie e nel Lazio, con una certa associazione con le combriccole locali.
Si cercò in tutti i modi di arginare il fenomeno del brigantaggio con divieti, provvedimenti, minacce, impiccagioni, sanzioni e taglie, addirittura anche lo sfratto di tutti i parenti fino al quarto grado. Per tagliare i contatti si decise che per uscire dai centri abitati non si poteva portare con sè "più di un rotolo di pane e una caraffa di vino", per il timore che si sfamassero i banditi. Un vero punto di svolta arrivò nel 1585, con l'elezione di Papa Sisto V, che intraprese una vera e propria caccia all'uomo con leggi di carattere repressivo. Con la morte del Papa, però, il fenomeno tornò praticamente come negli anni addietro, e la coppia Sciarra-Battistella riprese a spadroneggiare.
Il brigantaggio di fine '500 è un fenomeno antigovernativo e le bande, ovunque si trovassero, si aiutavano a vicenda con aggressioni e crimini sempre più gravi e violenti. In un clima di vero ed autentico terrore nessuno si azzardava a viaggiare per le strade dove imperversava la banda di Sciarra, neanche i vescovi che dovevano visitare le diocesi di competenza. Il prelato di Ascoli, Emilio Giovannini, fu sequestrato e spogliato di tutti i suoi beni, e per essere rimesso in libertà fu pagata la somma di 2000 scudi.
Ormai la guerra al banditismo e a Sciarra fu totale. Un accordo fu sancito tra il papa Clemente VIII e il vicerè di Napoli; furono messi in campo autentici pezzi da novanta come l'Aldobrandini, il marchese Delfini, il Duca Strozzi e il principe Orsini. Si iniziò a capire che per contrastare l'azione del brigantaggio si doveva intraprendere una nuova via. L'intuizione venne dal Conte di Conversano che, con la prammatica IX "De Exulibus", riuscì a seminare zizzania tra gli stessi banditi; in sostanza si promettevano premi ed impunità a chi avesse ucciso o consegnato vivo un compagno. Sullo Sciarra fu posta una taglia di 4000 ducati, una cifra consistente, troppa per non fare gola a chiunque. Il famoso brigante decise di cambiare aria e occupazione, tanto che partecipò alla guerra contro i pirati Uscocchi, per conto di Venezia.
Forse per nostalgia, o per altri scopi, dopo pochi anni Sciarra tornò, o fu messo in condizione di tornare, nelle sue terre. Nulla potè, però, contro il suo vecchio braccio destro Battistella che, in virtù della legislazione ancora in atto, lo uccise per intascarsi la taglia. Era il 1594.

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