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Dalla facciata, che ricalca uno stile di semplicità, si propone un portale scolpito in pietra arenaria.
L' interno, a navata unica, ospita degli altari lignei in cui trovano posto preziose tele.
L'opera più pregevole è un Crocifisso duecentesco, sicuramente riferibile alla tradizione prestigiosa di scuola spoletina che ebbe la sua massima espressione artistica tra i secoli XII e XIII, intagliato e dipinto da due monaci benedettini, i "frates" Berardo e Raniero, che firmarono l'opera.
Questo manufatto rappresenta lo stile in voga in quel secolo: un rigido Cristo crocifisso con gli arti inferiori paralleli. Si tratta di un'opera di pregevole fattura, dall'accurato e finissimo rivestimento pittorico, dalle linee nitidamente modulate e dai colori densi, accesi e vigorosi.
Il Crocifisso proviene dalla chiesa di San Salvatore di Sotto di Ascoli Piceno. Venne trafugato nel 1680 da un manipolo di cittadini di Arquata nel corso di una delle molteplici lotte tra gli arquatani e la città di Ascoli.
La leggenda narra che nello scontro il Crocifisso fu appoggiato ai piedi di una grande quercia che miracolosamente piegò i suoi rami possenti in un abbraccio nei confronti del popolo di Arquata, quasi a volerlo proteggere, gesto che fu interpretato dai tutti come volere divino. L'edificio è stato distrutto durante i terremoti che tra il 2016 ed il 2017 hanno distrutto Arquata.

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