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Importante e grande frazione del territorio che fronteggia Arquata dagli assolati pascoli del versante meridionale della valle del Tronto. Numerose sono le attribuzioni che si danno al suo nome: originariamente chiamata Aspelonga, forse dal termine "Spelonca", grotta, oppure da "Aspes Longa", lunga serpe, a causa della forma sinuosa del borgo. Probabilmente formatosi all'inizio del medioevo, nel 1052 diventa, grazie ad una bolla papale, proprietà del vescovo di Ascoli ed in seguito dello stato Ascolano. Come la vicina Arquata, durante il medioevo subità le varie dispute tra ascolani e norcini per il controllo del territorio, fino alla pacificazione nel 1570, voluta da papa Pio V, in favore di Norcia, che porterà ad annettere il borgo nel 1583. A seguito della restaurazione post-napoleonica, Arquata e Spelonga, passano dalla prefettura norcina a quella ascolana che diventerà provincia dopo l'unità d'Italia.
Spelonga è composta dalla fusione nei secoli di vari piccoli nuclei precedenti, sorti tutti lungo la strada, di cui i principali sono: Colle Piccioni, Colle Vendette, Villa Sant’Agata, Villa Sant'Emidio e Colle Conino.
Secondo alcuni il centro originario, quello dal quale si sono in seguito sviluppati gli altri, è quello di Colle Piccioni, sito più in basso rispetto agli altri, edificato intorno alla chiesa di Santa Maria, distrutta nel secolo scorso, e ricordata da una piccola cappellina in prossimità del luogo dove sorgeva. Risalendo si incontra Colle Vendette con le sue case con le architravi scolpite che si affacciano lungo il percorso. Proseguendo si arriva a Colle Cunino, riconoscibile per l'ampio arco che funge da ingresso. Attraversato l'arco di pertinenza del cinquecentesco palazzo Mancini, dove si poteva ammirare una nicchia affrescata con la Madonna della Salute, si intravede la grande sagoma del palazzo Casantini, con i suoi ballatoi in legno.
Salendo ancora si arriva ad una piazza, centro del nucleo principale di Villa Sant'Agata e Villa Sant'Emidio, praticamente il punto centrale di Spelonga. Entrambe le zone prendono nome dalle chiese che vi si trovano. Sant'Agata, la più grande, si apre sulla piazza insieme ad altri incasati di pregio. San'Emidio è raggiungibile imboccando la via che sale dalla piazza a sinistra della strada principale. Continuando a percorrere la strada si incontrano alcune interessanti abitazioni rinascimentali con porte e finestre decorate; si giunge, dunque, fino ad un arco che, oltrepassato, lascia spazio alla campagna ed alla vicina chiesa.
Tornando sulla piazza si può continuare lungo un largo viale dove si aprono i meravigliosi panorami sul Vettore.

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