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Riccardo Gabrielli
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Nasce ad Ascoli nel novembre del 1876. Fu artista, scrittore, ed un eccellente studioso d'arte. Viene ricordato dai suoi concittadini per la sua modestia e la proverbiale riservatezza, instancabile lavoratore al servizio della sua città. Proveniente dalla famiglia di nobili tradizioni quali i Gabrielli, fu grazie a suo zio Giulio, anch'egli uno straordinario uomo che eccelleva nelle arti della pittura, nell'archeologia e un grande esponente della cultura marchigiana, che, dopo aver studiato ad Ascoli, raggiunse Roma frequentando i corsi di Scultura all'Accademia delle Belle Arti; bisognoso di mantenersi in maniera autonoma, iniziò la collaborazione con riviste e giornali che si occupavano di varie forme d'arte. Purtroppo Riccardo nel corso degli anni ebbe diversi problemi agli occhi che a malincuore lo portarono ad abbandonare la scultura, eseguì comunque diversi lavori, tra cui un busto di marmo di Giacomo Leopardi che si può ancora ammirare nella Pinacoteca Civica, opera donata nel 1921. Fondò nel 1905 la "Rivista Marchigiana Illustrata" che in seguito divenne " Picenum", nella quale per quasi un ventennio pubblicò articoli dedicati alle più svariate tematiche artistiche, riguardanti principalmente il territorio piceno. La sua determinazione nel valorizzare le opere e gli artisti ascolani, portarono Riccardo a creare, nel 1915, un busto commemorativo in bronzo del poeta Mario Cornacchia, oggi nel cortile del Palazzo Comunale. Si prodigò con numerosi articoli su giornali locali e nazionali per realizzare un monumento da dedicare a Cecco d'Ascoli: riuscì dopo anni a coinvolgere la comunità ascolana, principalmente stabilitasi nella costa orientale degli Stati Uniti, sollecitata dal Conte Roberto Fiocca Novi; raccolti i finanziamenti, lo scultore fiorentino Edoardo Camilli eseguì l'opera. Nel 1917 fu chiamato dal sindaco De Marzi a collaborare alla nuova sistemazione della Pinacoteca, importante incarico che era stato anche di suo zio Giulio fondatore nel 1861. Il Gabrielli, colta a volo l'occasione, fu subito entusiasta e, nel corso della sua gestione, il Museo si arricchì di alcune splendide opere di valore, come la suggestiva San Francesca Romana di Carlo Maratti, e la Satiretta di Romolo del Gobbio. Si deve sempre a Riccardo lo straordinario lascito del chirurgo ascolano Antonio Ceci, eminente medico operante a Pisa, dove aveva incamerato molti dipinti dei massimi esponenti del XIX-XX secolo, tra cui Magnasco, De Ferrari, Bellotto, Pellizza da Volpedo. Si occupò anche della dell'ampliamento della Pinacoteca, iniziato nel 1925, con l'intento di integrare nella collezione storica nuove acquisizioni, come il celebre lascito di ceramiche ascolane della famiglia Paci. Come ultima fatica prima di spegnersi, nel 1947 Riccardo Gabrielli convinse il celebre architetto originario di Force, Ernesto de Brey, a donare la sua importante collezione di oggetti d'arte al Museo ascolano.

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