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Parrocchiale della frazione Piagge di Ascoli Piceno, conosciuta un tempo anche come San Bartolomeo alle Vene.
Si trova in posizione elevata rispetto all'abitato, sul limitare dei boschi di Carpineto, nota anche perché da qui inizia un frequentato sentiero che sale fino all'eremo di San Marco, al Dito del Diavolo ed ai ruderi di San Lorenzo, con vicina la grotta del Beato Corrado.
La sua fondazione è legata all'abbandono del noto eremo, quando viene ceduta alla famiglia Sgariglia nel 1385, era già da tempo la chiesa parrocchiale della zona. La sua posizione non troppo facilmente raggiungibile dagli abitanti, fa sì che si celebrasse solo in occasione della festa di San Marco, il 25 aprile.
Nel 1474 per volontà del vescovo Prospero Caffarelli, viene quindi edificata la chiesa di San Bartolomeo, più vicina alla frazione e sempre proprietà degli Sgariglia. Nel 1510, vi viene esposto per la prima volta il polittico di Cola dell'Amatrice, commissionato l'anno precedente ed una delle prime opere dell'artista, si componeva di una cornice contenente sei tavole dipinte. Si apprende durante la visita pastorale di Giovanni Gambi, vescovo dal 1710 al 1726, che la parrocchia era sottoposta alla congregazione di Castel Trosino. All'inizio del XX secolo viene donata alla diocesi dagli ultimi eredi degli Sgariglia.
A partire dagli anni '70 si avviano diversi lavori, tra i quali la ricostruzione del tetto e il restauro degli interni, nel 1975 vengono scoperti gli affreschi del XVI secolo, visibili oggi dopo un attento restauro. Danneggiata durante i terremoti del 2016, è stata da poco risistemata ed aperta al pubblico.
Per arrivarvi bisogna giungere alla frazione di Piagge e seguire le indicazioni per la parrocchiale, svoltando al bivio posto proprio sotto villa Sgariglia. Si inizia a salire fino a giungere davanti all'edificio, dopo aver oltrepassato un campo da calcio, davanti al sagrato, una scalinata scende fino alla strada, ai suoi lati si trovano una piccola fontanella ed alcune panchine.
La facciata è composta da pietre ben squadrate di travertino, ha una conclusione orizzontale in alto dove svetta al centro una croce in pietra, con lo stile dei Cavalieri di Malta, ordine cavalleresco al quale appartenevano alcuni membri dei nobili patroni. Si nota sulla sinistra, la lapide affissa dalla comunità, in onore dei caduti della prima guerra mondiale. Al centro della facciata si trova una finestrella rotonda con una cornice scolpita a "Teste di Diamante"; in basso si apre l'ingresso principale, due mensole scolpite reggono l'architrave che riporta alcune rozze incisioni. Vi si legge la data ed il costruttore dell'opera, inoltre compare uno stemma degli Sgariglia, il tutto inciso sulla pietra senza una particolare cura. Al di sopra si trovano i resti del lunotto, un tempo probabilmente affrescato, in precedenza chiuso e riportato alla luce durante l'ultimo restauro. La parte superiore dell'arco è tagliata dalla grande finestra rettangolare, realizzata nel XVIII secolo, che mutila al centro anche la fascia che corre poco più in alto. Insieme ai ganci in pietra, che si trovano sotto, aveva lo scopo di sorreggere un porticato in legno, oggi andato perduto, entrambi sono anche riscontrabili sulla parete destra della chiesa. Vi si apriva un portale laterale, oggi chiuso, il lato opposto invece è occupato dalla casa canonica, riedificata in varie epoche. La parte più antica è quella posteriore, dove si aprono alcune finestre in travertino lavorato. Sul corpo della chiesa invece, si vedono grandi finestroni rettangolari all'esterno e corredati all'interno da una cornice ovoidale, sempre sul retro si trova la piccola torre campanaria con due campane, la prima del 1791 e la seconda del 1963.
Dentro è costituita da una singola navata di perimetro rettangolare, col presbiterio rialzato e separato dalla resto da una grande arcata, lungo le pareti laterali si conservano i resti degli affreschi. L'unico altare domina sulla parete di fondo, realizzato in legno dipinto, ospita una copia dell'opera di Cola d'Amatrice, composta da tre tavole maggiori ed altrettante minori, un tempo incorniciate da una preziosa opera in legno dorato. Iniziata da Paolo da Imola e rimasta incompiuta per un certo periodo, infine terminata dal maestro amatriciano. Al centro si trova la "Madonna in Trono con Bambino", sormontata da una "Pietà", sul lato destro San Pietro e Santa Lucia, mentre a sinistra San Bartolomeo e Santa Maria Maddalena. Risalenti al XX secolo sono gli affreschi sulla volta del presbiterio, con un cielo stellato ornato da una cornice geometrica, grottesche e teste di angeli, al centro il blu è squarciato dalle schiere angeliche con al centro il monogramma della Madonna. Gli affreschi laterali sono databili tra il XV ed il XVII secolo e si trovano sul lato destro, una lunga teoria di santi dove troviamo diversi San Sebastiano ed un San Rocco, protettori contro le pestilenze. Tra le altre figure, spiccano le tracce di una Madonna con Bambino e con San Giovanni Battista; un'altra porzione mostra un santo in abito da monaco, tra i resti di una Santa Caterina d'Alessandria ed una Madonna con Bambino, figura che ricompare anche su di un'altra porzione più deteriorata, insieme alle parti di un santo domenicano e di un altro San Giovanni Battista.
Scenografica è la tomba ad arcosolio degli Sgariglia sul lato destro, all'interno dell'arcata gotica vi sono i resti di una Madonna con Bambino tra due angeli. Il resto è decorato con motivi ornamentali architettonici, sono inoltre dipinti gli stemmi della famiglia ed una iscrizione che segnala il costruttore e l'anno. Sulla parete opposta, si apre una nicchia con una statua, una piccola porzione di affresco mostra il "Battesimo di Gesù" datato 1601; le finestre sono corredate da vetri decorati.

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