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La chiesa di San Michele Arcangelo sorge nel territorio di Vitavello e fa parte della parrocchia dei Ss. Cosma e Damiano di Mozzano, frazione di Ascoli Piceno. La piccola pieve sorge in un territorio ormai isolato, tuttavia siamo a conoscenza, tramite fonti d'archivio, del fatto che fino alla fine del XVII secolo era il luogo di culto preposto al piccolo abitato di Acquaviva, che si andò via via spopolando proprio alla fine del Seicento. Dall'esterno la chiesa appare estremamente semplice: si tratta infatti di un edificio quadrangolare con tetto a spioventi, le cui pareti sono costituite da irregolari conci di pietra arenaria. I blocchi di pietra sono più grandi verso la sommità dell'edificio. La facciata non presenta nessun elemento decorativo. Si possono notare diversi interventi realizzati con mattoni in cotto di epoca più recente, ovvero l'ingresso principale, il finestrone ad arco situato poco più sopra, due fasce di rinforzo agli spigoli della parte più alta della facciata e, sulla sommità, il piccolo campanile a vela. Così come recente è la fascia in cemento armato che costituisce quasi un marcapiano a metà facciata. Unico elemento degno di interesse è la statuetta in pessime condizioni, probabilmente un'effige del santo dedicatario, posta in cima alla facciata, le cui proporzioni e fattezze sommarie sono un forte indizio delle origini alto medievali dell'edificio. Dal punto di vista architettonico, non rimane da citare altro che il portale laterale sulla parete destra, che, composto da grossi blocchi di pietra, mostra le sue origini antiche, e poco distante, una stretta feritoia. A rafforzare l'ipotesi di una collocazione alto medievale del sito è la stessa dedica della chiesa a San Michele Arcangelo, la quale ci spinge a supporre un'origine longobarda. I longobardi erano infatti molto devoti alla figura dell'angelo guerriero e ne diffusero il culto soprattutto dopo la conquista della grotta-santuario nel Gargano. Anche l'interno della chiesa, dal punto di vista architettonico, non presenta nessun elemento degno di nota. Si tratta, infatti, di un ambiente unico alla cui metà è posto un arcone a tutto sesto retto da pilastrini su cui poggia un tetto in travi di legno in cattive condizioni. La pavimentazione è costituita da irregolari lastre di pietra. Più degni di attenzione sono invece i resti di affreschi posti sulla parete di fondo, collocabili in un arco temporale tra il XVI e il XVII secolo, probabilmente eseguiti da diverse maestranze locali. Spicca, per il migliore stato di conservazione, la raffigurazione del santo titolare della chiesa. Il San Michele Arcangelo si staglia su di un riquadro nero racchiuso da una cornice dipinta. Esso è rappresentato nell'atto di abbattere il maligno secondo l'iconografia, cara ai longobardi, del santo guerriero. Tuttavia questa immagine presenta anche la variante orientale della "psicostasìa", ovvero la pesatura delle anime, in quanto l'arcangelo regge nella mano destra la bilancia, sui cui piatti poggiano piccole figure. Le fattezze leggiadre del volto di San Michele ci fanno pensare ad una maestranza legata alla pittura umbra secondo la rilettura che ne aveva dato Vincenzo Pagani. La cornice è datata nella parte superiore al 1618. Più in alto si trova invece una grande Crocifissione, in cui gli abiti della Maddalena ai piedi della croce, di foggia rinascimentale, fanno pensare ad un ambito cinquecentesco. La scena, posta in un riquadro cuspidato presenta il Cristo in croce con ai lati i dolenti, la Madonna Addolorata e San Giovanni Evangelista e, in basso, la già citata Maddalena. Sullo sfondo si staglia la bella rappresentazione di una città turrita, probabilmente Ascoli. Interessante anche la statica e solenne raffigurazione del santo barbuto, quasi sicuramente un Sant'Antonio Abate, per il tentativo di rappresentare la figura in prospettiva in una rientranza della parete, realizzata con un rudimentale trompe-l'oeil, in cui sullo sfondo compare l'imitazione di un tessuto broccato. Più in alto si trova, invece, una Madonna col Bambino, in cui un'iscrizione ci indica l'anno, 1559, e il committente, il Conte Di Berardino. Molto interessante è infine il paliotto dell'altare nel quale l'apertura di un finto sipario lascia intravedere una corona vegetale al cui interno si staglia ancora la figura di San Michele Arcangelo sempre nell'atto di abbattere Lucifero e di pesare le anime.

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