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Nacque nell'agosto del 1829 a Petritoli , apparteneva ad una famiglia prettamente borghese con ideologie patriottiche ed antipapaline; il padre farmacista, tentò di imprimere l'interesse della sua professione al figlio fin dalla giovanissima età, ma non sentendosi parte di queste imposizioni, nel 1848 Tamanti decise di fuggire di casa e si arruolò nella Legione Romana, dove affrontò la prima campagna militare in Veneto. L'anno dopo, guidato da forti ideali garibaldini, partecipò come volontario alla prima guerra d'indipendenza.
Finita la guerra, fece un breve rientro a Petritoli per poi presentarsi come Sergente tra le fila dell'esercito della Seconda Repubblica Romana. La fine della Seconda Repubblica e la restaurazione pontificia, rese la vita del Tamanti piuttosto difficile: per diversi anni fu costretto a vivere come un fuggitivo, ma non fu sufficiente, infatti fu arrestato dalle forze pontificie e passò diversi anni in carcere, considerato come un oppositore politico. Fu liberato solo nel 1861 e tornò a combattere nuovamente, partecipando alle ultime battaglie per l'unità nazionale spalleggiando la Brigata Forti.
Nel 1864 fece ritorno una seconda volta a Petritoli, dove ricevette diverse onorificenze per le numerose battaglie e nel 1865, sempre più entusiasta delle ideologie liberali, fondò l'associazione democratica marchigiana a Porto San Giorgio. Solo due anni dopo, nel 1867, si fece riconoscere per una delle più importanti battaglie: il combattimento di Villa Glori. Sfuggì alla morte per incredibile coraggio ed intelligenza nonostante la grande disfatta, non si fermò e nel mese di novembre dello stesso anno partecipò, sempre nel Lazio, alla battaglia di Mentana. Qui venne catturato dal nemico e rinchiuso "in un piccola stanzetta del castello borghese" , così racconta il suo capitano Ernesto Pozzi in uno dei suoi libri, dove lo ricorda con l'appellativo di "Mago Sabino" per la sua barba folta e argentata, sempre nello stesso libro si narra anche della loro miracolosa liberazione. Reduce dalle mille battaglie e liberato dalla sconfitta di Mentana, nel 1867 si stabilì a Magliano di Tenna, qui ancora guidato dai suoi ideali democratici formò il "partito del popolo", continuò nel 1871 firmando l'opuscolo "Ai fratelli repubblicani", considerata la prima dichiarazione di internazionalismo nelle Marche e nel 1872 ampliò l'internazionalismo anche all'area fermana, impegnato nella diffusione si presentò come presidente anche a diversi congressi internazionalisti a Jesi e Forlì.
Nonostante i suoi sacrifici, la gioventù pienamente impiegata nelle battaglie garibaldine e l'assidua partecipazione alla diffusione delle sue ideologie liberali, non riuscì ad ottenere il vitalizio riservato ai reduci, nonostante ciò visse comunque una vita piuttosto semplice dedicandosi alle campagne della sua modesta abitazione. Si spense il giugno del 1882 a causa di un male al cuore, l'ultimo desiderio del Tamanti fu far incidere sul proprio loculo la frase: "Qui giace Costantino Tamanti. Morì come visse", nella semplicità della frase si raccoglie il vero significato dell'esistenza di uno dei personaggi marchigiani più rilevanti del Risorgimento italiano.


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