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Quasi circondata da industrie e strutture commerciali, uno scrigno di storia sommerso dalla modernità.
Già se ne parla nel 1188 quando ai monaci cassinesi di San Nicolò a Tordino, vengono confermati da Papa Clemente III i possessi che avevano incamerato in precedenza, tra questi anche la chiesa di San Benedetto, sorta nei pressi di Gabbiano, un piccolo centro scomparso nei secoli. La chiesa ed il territorio erano allora separati dalla vicina Corropoli e rimarranno a lungo un possesso dei monaci di Montecassino, non senza problemi di sorta.
Infatti nel 1305 si legge in un atto della Regia Corte che il monastero era stato infastidito da Amelio di Agoto Courban, nobile francese divenuto signore di Colonnella sotto Carlo d'Angiò, che tentava di impossessarsene per espandere i suoi domini. Intanto nella val Vibrata si stava manifestando anche la presenza di Ascoli e si legge che nel 1327 il monastero pagava le tasse annuali alla diocesi ascolana, nel 1377 l'intero feudo di Gabbiano sarà acquistato dalla città picena.
I monaci nel 1460 vedranno l'accampamento delle truppe aragonesi guidate da Alessandro Sforza mentre andavano a fare guerra al'angioino Giosia Acquaviva, il duca d'Atri, durante le guerre di successione del Regno di Napoli. L'anno seguente il pontefice investe della prepositura di San Benedetto il cardinale Latino Orsini, rinunciando al titolo nel 1473 richiede che la chiesa non fosse più dipendente dal monastero di San Nicolò. Così nel 1482 viene unita a San Salvatore in Lauro in Roma e gestita dai suoi canonici, la cosa sarà riconfermata anche in un altro documento del 1497.
Nel XV secolo si ricorda la permanenza nel monastero di un musicista e miniaturista: Berardo da Teramo che si renderà famoso anche oltralpe. Nel 1507 Andrea Matteo III Acquaviva era riuscito a persuadere Re Ferdinando detto il Cattolico, ad annettere a Corropoli il territorio di Gabbiano conteso con Colonnella. La chiesa così inizia a rientrare nella sfera di influenza della potente abbazia di Santa Maria di Meiulano, retta dai padri Celestini e protetta dalla famiglia dei Duchi d'Atri, infatti nel 1535 si legge che per effettuare uno scambio di possessi, il rettore di Gabbiano chiede il permesso al priore di Santa Maria. Una curiosità: nel 1586 il priore Angelo Gnomi, che aveva costruito la chiesa di San Giuseppe sita dalla parte opposta di Corropoli, chiede il permesso per attraversare il paese da porta a porta per raggiungerla agevolmente.
Il monastero nel 1671 viene infine affittato direttamente dai celestini ma con l'arrivo della rivoluzione francese nel Regno di Napoli sul finire XVIII secolo e e qualche anno dopo viene chiusa dopo la soppressione Murattiana del 1806.
Costruita su tracce di edifici romani, la chiesa medievale si presenta con affiancato ancora il suo monastero, sebbene questo sia stato ricostruito nell'ottocento e ristrutturato di recente, quindi poco resta delle sue forme antiche. Particolare è La facciata della chiesa che preannunciava un edificio più ampio anche se non corrisponde più alla realtà, infatti si nota la presenza dello spazio per due navate laterali, demolite nel XIX secolo; rimangono anche tracce delle arcate che le separavano alla navata centrale. Oltre questo manca anche la parte dell'abside che va a concludersi con un semplice muro. La porzione destra della facciata ha due finestre aperte per illuminare il collegamento con il convento, un altro finestrone sormonta il portale decorato con formelle rappresentanti figure geometriche un tempo dipinte. Sulla parte superiore si intuiscono ancora le tracce della facciata precedente, con tetto a capanna, infine a svetta il piccolo campanile neoclassico con l'alloggiamento per una sola campana. Del poco che si legge sull'interno sappiamo che conserva una tela seicentesca di San Bernardino e qualche arredamento sacro di stile barocco.

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